Brasile: cade l’autore dell’impeachment Dilma, è la sua vendetta

L'ex-presidente della Camera brasiliana, Eduardo Cunha,
L'ex-presidente della Camera brasiliana, Eduardo Cunha,
L’ex-presidente della Camera brasiliana, Eduardo Cunha,

RIO DE JANEIRO. – Da grande accusatore a principale accusato: ha perso il proprio mandato parlamentare l’ex presidente della Camera brasiliana, Eduardo Cunha, arcirivale dell’ex capo di Stato, Dilma Rousseff, di cui a suo tempo aveva autorizzato il procedimento di impeachment, considerandola responsabile di pratiche contabili illegali. E lui adesso si dichiara vittima di una “vendetta politica” trasversale, motivata a suo dire proprio dalla messa in stato di accusa sofferta dall’ex guerrigliera marxista.

La maggioranza assoluta dei deputati (450 voti a favore su 470 presenti, ma ne sarebbero bastati 257) la notte scorsa in sessione plenaria ha deciso di destituire l’ex collega, il quale ora, come previsto dalla legge ‘Ficha Limpa’ (‘pagina pulita’, che dal 2010 impedisce la candidatura di politici condannati in qualsiasi grado di giudizio), si vede anche interdetto dai pubblici uffici per i prossimi otto anni.

Cunha, accusato di aver mentito alla Commissione parlamentare d’inchiesta sullo scandalo dei fondi neri Petrobras, affermando di non possedere conti bancari all’estero, ormai quasi un anno fa era stato sottoposto a procedimento disciplinare dal Consiglio etico della Camera.

Ufficialmente, è stato punito per “comportamento incompatibile con la condotta parlamentare”, ma i suoi guai giudiziari potrebbero essere solo all’inizio. Cunha è infatti anche indagato su due fronti dell’operazione ‘Lava-Jato’, la Mani pulite brasiliana, sospettato di aver ricevuto tangenti milionarie provenienti dal vasto schema di corruzione interno al colosso petrolifero statale.

Avendo perso l’immunità parlamentare, in teoria potrebbe subito finire nelle mani del giudice Sergio Moro e magari essere pure arrestato. Se così fosse, è probabile che da lui arrivino nuove scottanti rivelazioni, dando un ulteriore scossone alla già traballante classe politica e imprenditoriale brasiliana.

Cunha stesso lo ha in parte anticipato: “Sto pagando il prezzo di aver guidato l’impeachment e di aver liberato il Brasile dal Partito dei lavoratori” di Dilma e Lula, ha tuonato. “Racconterò tutti i retroscena dell’impeachment, tutti i dialoghi saranno pubblicati”, ha poi detto ai microfoni dei giornalisti, subito dopo la votazione alla Camera, annunciando di voler scrivere un libro sull’argomento.

Tra i nomi che potrebbero emergere non è da escludere quello dell’attuale capo di Stato, Michel Temer, subentrato a Rousseff lo scorso 31 agosto. Temer appartiene allo stesso partito (Pmdb, di centro) di Cunha, di cui finora era ritenuto uno stretto alleato. L’ex speaker della Camera incolpa Temer per averlo abbandonato al proprio destino e potrebbe quindi essere tentato di aprire il ‘vaso di Pandora’ tirando in ballo altre figure eccellenti dell’establishment verde-oro che, come lui, credevano di poter continuare ad essere per sempre degli intoccabili.

(di Leonardo Cioni/ANSA)

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