Russia: l’ombra di brogli sulle elezioni, illegittime per Navalni

Russia: ombra brogli su elezioni, illegittime per Navalni
Russia: ombra brogli su elezioni, illegittime per Navalni
Russia: ombra brogli su elezioni, illegittime per Navalni

MOSCA. – Elezioni “oneste” come dice Putin o “illegittime” come sostiene invece l’oppositore e grande escluso di queste legislative, Alexiei Navalni? Certo il voto in Russia per rinnovare la Duma “non è stato immacolato”: la stessa presidente della Commissione elettorale, Ella Pamfilova, lo ha dovuto ammettere subito di fronte ai video che mostrano degli individui inserire nelle urne una caterva di schede elettorali in un sol colpo (come avvenuto a Rostov sul Don e a Nizhni Novgorod).

Pamfilova ha però sottolineato che in linea di massima le elezioni sono state regolari. Chi ha ragione dunque? In attesa di una risposta, dopo essersi assicurato – complici una nuova legge elettorale ‘ad hoc’ e la bassissima affluenza – ben 3 deputati su 4, Putin ha già deciso chi sarà il presidente di questa nuova blindatissima Duma. La scelta è caduta su Viaceslav Volodin: il vice capo dell’amministrazione presidenziale e responsabile della politica interna. Insomma, il cardinale grigio del Cremlino, colui che ha finora curato i rapporti dello ‘zar’ con i partiti, con i governatori e con la Duma stessa. E quindi probabilmente anche colui che ha promosso la serie di leggi draconiane approvate dalla Duma (già definita “la stampante impazzita” del Cremlino) dopo le manifestazioni di massa del 2011 e del 2012.

Se il 52enne noto per aver affermato che “non c’è Russia senza Putin” si appresta a diventare – ormai manca solo l’ufficializzazione da parte dei deputati – il nuovo presidente del ramo basso del parlamento, colui che ha ricoperto quest’incarico nell’ultima legislatura non resta con un pugno di mosche in mano: Serghiei Narishkin – che sembra conosca Putin da 40 anni, da quando entrambi erano cadetti dell’accademia del Kgb – è infatti stato nominato capo dell’Svr, i servizi segreti esterni.

Il sospetto è che si tratti però di un’altra mossa di Putin per allontanare i notabili della Vecchia Guardia e circondarsi di più giovani burocrati e 007 abituati a battere i tacchi di fronte a lui. L’Svr è infatti decisamente meno potente dell’Fsb, il principale servizio di intelligence russo, e inoltre, secondo alcuni media, a Mosca starebbero progettando un nuovo super ministero: quello della Sicurezza statale, che ingloberebbe non solo Fsb e Svr ma anche buona parte dei servizi per la protezione delle alte cariche dello Stato (Fso).

Certo, i brogli venuti alla luce potrebbero essere solo la punta di un immenso iceberg di nefandezze elettorali, ma questo voto sottotono sembra solo lontano parente di quello del 2011, quando i “trucchetti” per favorire il partito di Putin, Russia Unita, furono così palesi e su larga scala da far scendere in piazza migliaia e migliaia di russi indignati.

Questa volta in Russia deve aver piuttosto trionfato l’indifferenza, e meno del 48% degli aventi diritto si è recato alle urne. I delusi, insomma, sono rimasti a casa: un vantaggio per Putin, che appare così sempre più potente. La litigiosa opposizione resta invece fuori dalla Duma e gli appelli dei suoi leader contro i brogli elettorali sono un urlo nel deserto.

Neanche gli osservatori dell’Osce – gli unici attendibili a fronte di tanti sedicenti “osservatori internazionali” invitati da Mosca – hanno espresso un giudizio troppo negativo: hanno denunciato che “il controllo sui media e sulla società” civile ha impedito agli elettori di compiere “una scelta informata”, ma hanno comunque definito il voto “ordinato” e hanno espresso soddisfazione perché le denunce d’irregolarità sono state affrontate in modo “trasparente”.

Navalni – escluso dalle elezioni per i suoi guai giudiziari considerati di matrice politica – è di tutt’altro parere: lui ritiene le elezioni irregolari e chiede le dimissioni di Pamfilova, che comunque pochi giorni fa ha annunciato l’annullamento dei risultati del voto in 9 seggi, precisando che la lista potrebbe allungarsi. In ogni caso, come sottolinea l’Osce, “la correttezza del processo elettorale inizia ben prima del voto”.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)

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