Caso scontrini, per ex sindaco Marino chiesti 3 anni

Caso scontrini,per ex sindaco Marino chiesti 3 anni
Caso scontrini,per ex sindaco Marino chiesti 3 anni
Caso scontrini,per ex sindaco Marino chiesti 3 anni

ROMA. – Mano pesante della procura di Roma nei confronti dell’ex sindaco Ignazio Marino. Tre anni, un mese e 10 giorni: è stata la richiesta di condanna fatta al processo che vede imputato l’ex sindaco della capitale per falso, peculato e truffa. Oggetto del processo le 56 cene nel periodo 2013-15, per circa 13 mila euro, pagate da Marino con la carta di credito del Campidoglio e la predisposizione di certificati che, nell’attestare compensi destinati a collaboratori fittizi o inesistenti della sua Onlus “Imagine”, avrebbe procurato un danno all’Inps di seimila euro.

E alla richiesta della procura segue quella di risarcimento avanzata nei confronti di Marino dal Campidoglio: 500 mila euro per danno di immagine e altri 100 mila per danno funzionale. La richiesta di condanna è stata formulata dai pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo. I rappresentanti dell’accusa sono partiti da una pena di quattro anni e otto mesi di reclusione (quattro anni per il caso scontrini, otto mesi per la vicenda Onlus), ridotta di un terzo per la scelta del rito abbreviato da parte di Marino.

Il gup Pierluigi Balestrieri pronuncerà la sentenza il 7 ottobre prossimo. L’Avvocatura di Roma Capitale, rappresentata da Enrico Maggiore, non ha invocato il danno patrimoniale alla luce della restituzione di 20 mila euro fatta dall’ex sindaco quando divampò il caso scontrini.

Per la presunta truffa all’Inps legata a “Imagine”, creata nel 2005 con l’obiettivo di fornire aiuti sanitari in Sudamerica e Africa, Marino è accusato assieme ad altre tre persone: Rosa Garofalo, Carlo Pignatelli e Federico Serra. Questi ultimi saranno giudicati con il rito ordinario.

“Abbiamo chiesto l’assoluzione di Ignazio Marino per non avere commesso i fatti attribuiti. Abbiamo fatto a pezzi l’impianto accusatorio”. Così il difensore dell’ex sindaco, l’avvocato Enzo Musco, a conclusione dell’udienza. “Mi stupisco che le indagini della guardia di finanza siano state fatte male – ha dichiarato con riferimento all’accusa relativa a cene pagate con la carta di credito del Campidoglio – per tutte hanno ripetuto lo stesso refrain, invece di andare da lui e fare gli accertamenti e verificare con chi avesse cenato. Gli investigatori sono stati superficiali. Nessuno gli ha chiesto nulla quando il 19 ottobre del 2015 Marino si presentò in procura per fornire la propria versione dei fatti”.

Quanto alla vicenda Onlus, ha concluso Musco, ha “fatto tutto la direttrice Rosa Garofalo, come da lei stessa dichiarato. Il professor Marino non si è mai recato nella sede dell’Onlus, né ha mai compiuto atti di natura amministrativa. E’ veramente incomprensibile questo capo d’accusa”. Nel corso dell’udienza Marino ha fatto una dichiarazione spontanea e, secondo il legale, si è “difeso alla grande”.

(di Francesco Tamburro/ANSA)

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