Per le pensioni fino a 1.000 euro, quattordicesima di 350-500

L'età della pensione?
Per le pensioni fino 1.000 euro, quattordicesima di 350-500
Per le pensioni fino 1.000 euro, quattordicesima di 350-500

ROMA,. – Tra i 330 e i 500 euro di quattordicesima in arrivo per i pensionati fino a 1.000 euro, tra i 100 e i 150 euro di aumento per chi già percepisce la quattordicesima mensilità e un ‘costo’ per l’ Ape “tra il 4,5% e il 5% per ogni anno di anticipo”. A poche ore dall’incontro tra Governo e sindacati sugli interventi in materia previdenziale da inserire nella legge di bilancio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini fornisce alcuni dettagli su come sarà composta la parte previdenziale.

Un confronto quello con i sindacati che secondo il premier, Matteo Renzi, “è oggettivamente un passo in avanti significativo” anche se al momento non è prevedibile quale possa essere l’effettivo successo di quella che il governo definisce ”un’opportunità”.

“Non so quanti accetteranno”, ha specificato Renzi. Mancano ancora diversi tasselli del puzzle a partire dall’identificazione della platea che potrà avere accesso all’Ape agevolata, ovvero al reddito ponte verso la pensione senza costi per il lavoratore over 63 anni in condizioni di bisogno.

Secondo le ultime indiscrezioni è difficile che si scrivano le diverse attività gravose come chiedono i sindacati. E’ probabile invece che si dia da subito l’accesso al beneficio ai disoccupati, i disabili e i parenti di disabili (è possibile che si usi il criterio di chi ha già la legge 104) rinviando all’anno prossimo la definizione dei lavori faticosi.

La “coperta” dell’Ape agevolata rischia di essere comunque corta e resta aperto il tema dell’importo del reddito ponte verso la pensione (a livello Naspi, l’assegno di disoccupazione con un limite a 1.300 euro, o inferiore). La Ragioneria preme per un reddito di sussistenza che renda meno conveniente l’accesso, mentre i sindacati chiedono che sia quanto più possibile vicino alla pensione che si è maturata.

Si stanno facendo i conti anche sull’Ape volontaria. Se, infatti, fino a pochi giorni fa si era parlato di un intervento neutro per le casse dello Stato (quindi con un carico per il lavoratore che decide di uscire dal lavoro superiore al 6% annuo), nei giorni scorsi il premier, Matteo Renzi, ha parlato di una restituzione per il prestito di circa il 5% annuo.

Percentuale confermata anche da Nannicini che ha puntualizzato la necessità di un aiuto fiscale dello Stato per tenere bassa la percentuale di penalizzazione. Questo significa, dato che il prestito va restituito in 20 anni, che il carico degli interessi e del premio assicurativo per i casi di premorienza sarà a carico dello Stato, probabilmente spalmato in avanti sugli anni.

E’ previsto infatti che le rate residue in caso di morte non pesino sugli eredi. E anche questo confermato da Nannicini che spiega: “gli eredi non rischiano niente”. La scommessa probabilmente è legata alla scarsa appetibilità dello strumento che dovrebbe far sì che la platea degli utilizzatori sia bassa e quindi non troppo gravosi anche i costi per lo Stato. E’ probabile invece che si definiscano delle agevolazioni per le aziende che in vista di ristrutturazioni decidono di pagare contributi per i lavoratori più anziani in uscita.

Appare sostanzialmente definito invece l’aumento per le pensioni più basse attraverso il meccanismo della quattordicesima, una somma aggiuntiva da dare una volta l’anno legata ai contributi versati.

Si prevede l’estensione della platea (2,1 milioni di persone over 64 che hanno redditi personali complessivi inferiori a una volta e mezza il minimo, circa 750 euro al mese) di circa 1,2 milioni estendendo il limite di reddito a due volte il minimo (circa 1.000 euro al mese). Gli importi (da 336 a 504 euro l’anno a seconda dei contributi versati) saranno aumentati del 30% per coloro che la percepiscono già (quindi la somma di 504 euro passerebbe a 666 euro).

La misura però non tiene conto né del reddito familiare (teoricamente può prendere la quattordicesima la moglie di un uomo benestante che ha versato pochi anni di contributi) né degli anni di pensione ricevuti (ad esempio una baby pensionata, uscita a 40 anni e a riposo da 25 dopo meno di 20 anni di contributi versati).

La discussione è ancora aperta sulle ricongiunzioni dei periodi contributivi (i costi sembrano superiori a quelli inizialmente ipotizzati) e sul possibile riscatto della laurea sia ai fini della pensione di vecchiaia sia di quella anticipata.

Si va inoltre verso l’equiparazione della no tax area tra lavoratori e pensionati e verso il “bonus” previdenziale per i lavoratori precoci impegnati in attività faticose o disoccupati con l’accesso alla pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi. Per le attività usuranti si allargheranno le maglie eliminando il vincolo dell’impiego in questa attività nell’ultimo anno di lavoro.

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