CARACAS – L’industria venezuelana occupa attualmente solo il 35 per cento della propria capacità di produzione. Una realtà, stando al presidente di Conindustria, Juan Pablo Olalquiaga, che non ha precedenti.
– E’ una cifra storica – sostiene il rappresentante degli industriali nel commentare l’ultima “Encuesta de Coyuntura” che l’organismo realizza periodicamente -. Riflette le difficoltà del settore nel soddisfare la domanda. Oggi, specialmente nel settore agroindustriale, vi è una minor possibilità di produzione.
In opinione del rappresentante degli imprenditori, il governo, attraverso i Clap (Comitès Locales de Abastecimiento y Distribuciòn), ha trasferito le responsabilità della produzione alla distribuzione. E ciò ha peggiorato la situazione poiché, sostiene Olalquiaga, “si prende ciò che si può distribuire tra molti per darlo a pochi”.
Olalquiaga ha anche reso noto che la disoccupazione nell’industria è aumentata raggiungendo il 46,9 per cento e ha assicurato che oggi si assiste all’esodo di mano d’opera all’estero.
– Nella misura in cui diminuisce il ritmo di produzione – ha spiegato Olalquiaga -, nella stessa misura si riduce l’impiego. Si contratta meno gente. Così i consumatori hanno meno possibilità di acquistare i beni di cui hanno bisogno. L’economia s’impoverisce.
Dal versante opposto, Freddy Bernal, responsabile del controllo dei Clap ha reiterato l’invito ai venezuelani a far fronte comune considerando l’iniziativa “un elemento fondamentale per affrontare guerra economica”.
– Il Clap – ha spiegato Bernal – è un meccanismo che riunisce i Comitati di Salute, il Comitati di Terra, i Consigli Comunali e fa circolo attorno agli ambulatori di “Barrio Adentro”, i Centri di Diagnostico Intergrale, e la rete dei mercati di alimento rappresentati da Mercal e Pdval. Insomma, è una grande organizzazione globale comunitaria.
I Clap, assai criticati dall’Opposizione, sono considerati dal governo del presidente Maduro uno strumento di ridistribuzione di generi alimentari.