Polemiche su Obama, D’Alema attacca Renzi al Pse

Polemiche su Obama, D'Alema attacca Renzi al Pse
Polemiche su Obama, D’Alema attacca Renzi al Pse

ROMA. – L’endorsement di Barack Obama alla riforma costituzionale e alla persona di Matteo Renzi, ha suscitato la reazione negativa delle opposizioni e della minoranza del Pd, con in testa Massimo D’Alema. L’ex premier si è anche lanciato in una “controinformazione” all’interno del Pse, che nei giorni scorsi aveva espresso l’auspicio di una vittoria del Sì.

E mentre la riforma incassa l’appoggio delle Acli, un vertice Berlusconi-Salvini-Meloni ha sancito in ricompattamento del centrodestra dietro le insegne del “no”. Il tutto in una giornata in cui è nuovamente slittata la sentenza del Tar sul ricorso di M5s e Sinistra italiana sul quesito del referendum. Slittamento che sta creando non pochi sospetti nel Pd e molta tensione per l’attesa.

Il giorno dopo le dichiarazioni di Obama pro-riforma, le opposizioni hanno fatto tutte sentire la loro voce contrariata. Per Matteo Salvini, con questo atto “abbiamo raggiunto il ridicolo”, mentre per Luigi de Magistris si è trattato di una “grave interferenza” del presidente Usa. “Renzi svende l’Italia alle grandi multinazionali” ha tuonato Beppe Grillo. Per Renato Brunetta, ricordando l’appoggio di Obama a Cameron, il suo endorsement “porta sfiga”.

E anche Gianni Cuperlo, alla luce del precedente, invita Renzi “a maggiore cautela”. Infastidito dall’evento alla Casa Bianca anche Pier Luigi Bersani: “Siamo a basta un yes…”, ha ironizzato. “Gli americani hanno diritto di esprimere una loro opinione – ha aggiunto – ma ci vuole misura, ci vuole garbo quando si parla di Costituzione”.

Sferzante invece D’Alema: “non credo che il presidente degli Stati Uniti abbia studiato i 47 articoli della Costituzione italiana. Il referendum non riguarda la stabilità del nostro paese, ma alcune delicate regole della nostra Costituzione, che non possono che riguardare in modo esclusivo la sovranità degli italiani”.

Renzi ha replicato pan per focaccia: “Non commento i commenti italiani, si commentano da soli”. Ma l’attacco di D’Alema ha riguardato anche il fronte europeo e in particolare il Partito Socialista Europeo, che la scorsa settimana aveva dato il proprio appoggio al sì.

Come dimostrano recenti articoli di quotidiani tedeschi come la Welt o la Zeit, in Germania e in altri Paesi c’è preoccupazione che il “no” apra le porte alla vittoria di M5s: “sciocchezze totali”, le ha definite D’Alema, il quale ha riferito di aver parlato con il presidente del Pse Stanichev, per convincerlo a una retromarcia.

Il che ha provocato la reazione di Gianni Pittella, Capogruppo dei Socialisti e Democratici a Strasburgo: “il ‘No’ danneggia il governo e giova agli antieuropeisti”, anzi, ha aggiunto Patrizia Toia “lascerebbe il campo libero a populisti, euroscettici e forze di estrema destra”.

E tra gli euroscettici Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno ottenuto un ricompattamento del centrodestra proprio sul “no” al referendum. Un vertice con Berlusconi ha portato a questa conclusione, con il rilancio di una controproposta di riforma da portare avanti dopo la vittoria del “no”: elezione diretta del presidente della Repubblica, un federalismo più accentuato e il “dimezzamento” del numero dei parlamentari. Proposte su cui oggi non ci sono numeri in Parlamento e che difficilmente ci sarebbero in una futura legislatura se si dovesse tornare ad un sistema elettorale proporzionale, come chiede lo stesso centrodestra.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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