Ancora trimestre in rosso per l’Eni, pesa il mini-petrolio

Ancora trimestre in rosso per Eni, pesa mini-petrolio
Ancora trimestre in rosso per Eni, pesa mini-petrolio
Ancora trimestre in rosso per Eni, pesa mini-petrolio

ROMA. – L’Eni chiude il terzo trimestre ancora in rosso, ma la produzione cresce e gli obiettivi restano confermati. La Borsa, però, anche per risultati che sono inferiori alle stime degli analisti contattati dall’agenzia Bloomberg, non reagisce bene e il titolo chiude in flessione del 1,75% a 13,51 euro.

L’andamento del prezzo del greggio continua insomma a pesare come un macigno sui conti del gruppo petrolifero, che termina il periodo luglio-settembre con una perdita netta pari a 0,56 miliardi (inferiore a quella di 0,78 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno), mentre quella adjusted si ferma a 0,48 miliardi. Si appesantisce, quindi, il ‘conto’ dei primi nove mesi, con un rosso che tocca 1,39 miliardi (adjusted 0,80 miliardi).

Tornando al terzo trimestre e prendendo in esame l’utile operativo adjusted, il valore che dà il segno del reale andamento dell’attività, il risultato è positivo per 0,26 miliardi, ma in contrazione del 66% “a causa principalmente del minore risultato della E&P (esplorazione e produzione, in calo del 30%, ndr) che riflette il continuo downturn dei prezzi delle commodity energetiche (-9% il calo del riferimento Brent, -29% il prezzo di realizzo del gas) e l’impatto della fermata produttiva in Val d’Agri, riavviata a metà agosto, i cui effetti sono stati attenuati dalla crescita delle produzioni in altre aree, dai recuperi di efficienza e dalla riduzione della base costi”.

In peggioramento sono anche i risultati del settore R&Me chimica (-48%), ancora “per effetto di uno scenario margini di raffinazione e delle commodity meno favorevole rispetto all’anno precedente e della pressione competitiva”.

Il settore gas, comunque, ha ridotto del 20% la perdita operativa. Sul fronte operativo, comunque, le notizie sono buone: la produzione nel trimestre aumenta dello 0,4% a 1,71 milioni di barili e, come spiega l’ad Claudio Descalzi, nel periodo sono stati compiuti “tre fondamentali passi nella messa a regime del nostro portafoglio upstream: la stabilizzazione a plateau della produzione di Goliat, il riavvio di Kashagan ed il ramp-up di Nooros”.

Questi risultati, insieme al riavvio della produzione in Val d’Agri, “consentiranno di rinforzare dal quarto trimestre la generazione di cassa che beneficia al contempo della riduzione dei costi di sviluppo e di estrazione”. Le strategie e gli obiettivi di gruppo, comprese le cessioni, insomma, “restano confermati”.

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