Renzi punta al pienone in Piazza del Popolo, ma la minoranza non ci sarà

In una foto d'archivio Piazza del Popolo a Roma durante un evento.
Renzi punta al pienone in Piazza del Popolo, ma la minoranza non ci sarà
Renzi punta al pienone in Piazza del Popolo, ma la minoranza non ci sarà

ROMA. – “La piazza è del Popolo”. Il gioco di parole scelto dal Pd per lanciare la manifestazione nell’omonima piazza romana dice tutto sul significato che Matteo Renzi vuole mandare in molte direzioni: in Italia in vista del 4 ottobre e in Europa, dove è cominciato il braccio di ferro sulla legge di stabilità. Il premier punta al gran pienone, con 7 treni-charter e 213 pullman, per dimostrare che il governo sta con il paese reale e non tra i giochi di Palazzo e neppure tra gli euro-burocrati.

Come ormai chiaro da giorni, non ci sarà invece in piazza nessun esponente della minoranza, neppure Gianni Cuperlo che non vuole rompere l’unità a sinistra. Avrà i colori e le caratteristiche della festa, più che di una reunion di partito, la manifestazione nella storica piazza della sinistra, scippata da M5S per la chiusura della campagna elettorale per la conquista del Campidoglio.

L’unico politico che parlerà dal palco sarà, in chiusura, Renzi. Mentre per tutto il pomeriggio si alterneranno testimonianze di persone comuni e musica folk, dalla nuova Compagnia di Canto popolare all’orchestra di piazza Vittorio.

Il premier, rivendicando l’impegno del suo governo per un”Italia più forte’, rilancerà la sfida all’Ue, una sfida per “rifondare un’Europa di valori e persone” contro l’Ue “dei parametri e dei tecnici”. Investimenti e crescita contro austerità, “regole uguali per tutti”, accoglienza contro muri saranno le parole d’ordine del leader dem, che torna in piazza per rivendicare i passi avanti fatti dall’Italia in due anni e mezzo.

Convocata per rilanciare un nuovo europeismo, la manifestazione servirà a rafforzare le ragioni del Sì al referendum, ad una settimana dall’happening renziano per eccellenza della Leopolda. E l’assenza della minoranza la dice lunga sul clima da separati in casa che ormai si respira nel Pd in vista del 4 dicembre.

Neanche Gianni Cuperlo, considerato dai renziani come l’esponente più dialogante della sinistra, sarà in piazza per evitare una vistosa spaccatura dell’area. La rottura definitiva dentro il Pd è legata a doppio filo all’esito dei lavori del comitato sull’Italicum, la prossima settimana.

Renzi, a quanto si apprende, non ha intenzione, prima del referendum, di impegnarsi presentando a nome del governo un disegno di legge che metta in discussione i capisaldi dell’Italicum, ballottaggio incluso. La disponibilità del leader dem per ottenere l’unità del Pd sul sì al referendum sarebbe ad un documento o ad un ddl a firma di esponenti di spicco del Pd a rivedere “senza tabù” l’Italicum. Una proposta che i bersaniani sono pronti a respingere al mittente, considerandola un’intesa scritta sull’acqua.

D’altra parte la maggior parte dei bersaniani sono già in campagna elettorale per il No al referendum. Per questo Gianni Cuperlo si rivolge alla sinistra per capire se abbia ancora senso portare avanti il tentativo in commissione.

“Se provare a trovare una soluzione – chiede l’ex diessino – è ancora la volontà di tutti, io vado avanti con l’impegno di cui sono capace. Se si ritenesse questo tentativo superato o inutile perché ciascuno ha già deciso, meglio dirlo a voce alta”.

Come assicurato a Roberto Speranza, Cuperlo non vuole andare avanti da solo, come invece sperano i renziani. Vorrebbe un’intesa ma, chiarisce, “è necessario che da parte di tutti, a partire dal segretario, alle parole seguano gli atti”.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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