Russia, nuove stime del governo: rischia 20 anni di stagnazione

Russia,nuove stime governo; rischia 20 anni stagnazione
Russia,nuove stime governo; rischia 20 anni stagnazione
Russia,nuove stime governo; rischia 20 anni stagnazione

MOSCA. – Un ventennio di stagnazione. E’ quel che rischia la Russia se le previsioni contenute nella bozza del documento di previsione macroeconomica stilato dallo stesso esecutivo e consegnato alla Duma si tradurranno in realtà. Uno scenario da incubo che, secondo alcuni analisti, potrebbe essere anche fin troppo “ottimista”. Ipotesi indirettamente confermata da Alexei Kudrin, ‘guru’ economico di Vladimir Putin, secondo cui il governo “non ha una comprensione chiara” della realtà economica in cui naviga oggi la Russia.

Il documento, che copre l’arco temporale sino al 2034 e viene aggiornato ogni sei anni, stima infatti che l’economia crescerà sì nei prossimi 18 anni ma con percentuali molto modeste, comprese fra un minimo dell’1,6% (nel 2017-2020) e un massimo del 2,1% (nel 2021-2025).

Quel che è peggio, non si prevede alcun boom negli investimenti, che non supereranno il 3,2% annuo persino nei cicli migliori. Ancora. Il deficit di bilancio diverrà una costante, visto che dal quasi 4% dell’anno corrente si arriverà allo 0,7% solo nel 2034 e la valuta nazionale, il rublo, continuerà a perdere valore rispetto al dollaro, passando da un tasso di cambio medio di 70 punti per il triennio 2017-2020 ai 77,4 previsti per il 2035.

Tutto ciò avrà un impatto pesantissimo sul bilancio dello Stato. Che vedrà ridurre le entrare erariali dal 16,1% del Pil nel 2016 al 13,1% nel 2034 e sarà così costretto a tagliare la spesa pubblica dal 19,8% del Pil (anno corrente) al 13,9% (ultimo anno previsionale). Una vera e propria catastrofe, soprattutto considerando che il rapporto stima un apprezzamento del petrolio russo – indice Urals – fino a 53 dollari al barile, oggi ben al di sotto dei 40.

La sfilza di dati negativi non tiene ovviamente conto di shock imprevedibili ma si basa su “macrofattori” al momento disponibili. Ergo: si tratta solo di un esercizio di stile o la Russia realmente si sta avviando verso un ventennio ‘brezneviano’?

Il governo, ha commentato a Nezavisimaya Gazeta Nikita Isaiev, direttore dell’Istituto Economico Fattuale, non è in grado “nemmeno di azzeccare le previsioni annuali”, figuriamoci dunque indossare gli abiti di Nostradamus. “Le previsioni a lungo termine sono state redatte solo perché lo impone la legge”, ha dichiarato.

Secondo il quotidiano però il rapporto resta allarmante proprio perché certifica il fallimento del “modello economico attuale”, basato sull’esportazione delle materie prime e della presenza massiccia dello Stato, che conta ormai per il 70% del Pil.

“Il governo – scrive – certifica la discrepanza fra l’economia della Russia e degli altri grandi paesi del mondo, la cui distanza nei prossimi decenni si farà insormontabile”. Kudrin, già ministro delle Finanze e oggi direttore del Centro per le Ricerche Strategiche, ha lanciato per l’ennesima volta il suo appello a varare “riforme strutturali” e ha rivolto un’accusa pesantissima a ministri e “autorità in genere”: “Hanno imparato a gestire le risorse negli anni del benessere e non sanno adattarsi alla nuova realtà”.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

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