Terremoto: il duro lavoro dei sindaci, tenere insieme le comunità

Terremoto: il duro lavoro dei sindaci, tenere insieme le comunità
Terremoto: il duro lavoro dei sindaci, tenere insieme le comunità
Terremoto: il duro lavoro dei sindaci, tenere insieme le comunità

PORTO SANT’ELPIDIO (FERMO). – Nel giorno in cui ‘il sindaco d’Italia’ Matteo Renzi torna nei luoghi del terremoto, nei Comuni colpiti a ripetizione i sindaci sono sempre in prima linea nell’emergenza. Impegnati a non far disgregare le comunità sfollate, a chiedere aiuto nelle aree trascurate, a denunciare le lentezze della burocrazia che possono diventare pericolose per i cittadini.

Il presidente dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) Antonio Decaro, sindaco di Bari, arriva nelle Marche e visita il grande camping di Porto Sant’Elpidio nel Fermano, con 500 sfollati, hub della Protezione civile per lo smistamento nella regione. Con lui ci sono i sindaci di Ascoli Piceno e di Senigallia (Ancona).

“Questo è il momento dell’esodo, poi verrà il momento della ricostruzione – dice Decaro -. E’ importante che i sindaci tengano unita anche in un luogo diverso la comunità, che è fatta di case, di scuola, di chiesa, ma la cui anima è lo stare insieme delle persone. E questo il terremoto non se lo porta via”.

Il presidente degli 8 mila sindaci italiani incontra gli sfollati e un’anziana signora di Pieve Torina, nel Maceratese, dice a lui e ai suoi colleghi: “Che venite siamo contenti, basta che poi fate del tutto per farci avere al più presto per lo meno le strutture più piccole, poi le case vedremo…”.

Il sindaco di Porto Sant’Elpidio, Nazareno Franchellucci, ricorda che il suo comune da solo ospita oltre mille persone. Il primo cittadino di Ascoli, Guido Castelli, vicepresidente Anci, chiede al premier Renzi di “cambiare l’impostazione dei decreti” sul terremoto, rendendo più veloci ed efficaci le procedure e affidandosi di più alle autonomie locali.

Duro il mestiere dei sindaci. Se quelli dei Comuni dell’epicentro ancora una volta al mattino dopo l’ennesima forte scossa lanciano messaggi accorati, quello di Amandola, piccolo borgo del Fermano, accusa: “Alcuni edifici storici del mio paese potevano essere salvati dal terremoto del 26 e del 30 ottobre se dopo quello del 24 agosto la Sovrintendenza ci avesse dato l’autorizzazione a puntellarli. Ma la burocrazia é troppo lenta, il sisma è stato più veloce”.

Il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro afferma che se le verifiche sugli edifici andranno ancora a rilento “con una nuovo terremoto rischiamo di contare i crolli. E se arriva di notte anche i morti”. In serata il commissario alla ricostruzione Vasco Errani riunisce 40 sindaci del Maceratese: si conta su di loro per le schede per assegnare i container agli sfollati e sui lavori d’urgenza nelle scuole danneggiate Sempre sollecitati, che ci sia da rispondere ai cittadini o ai giornalisti, i sindaci diventano il primo terminale dello Stato in caso di emergenze.

“Vi voglio bene, con il mio siamo amici – dice a Decaro la signora Lodonbalda Taccheri, l’anziana di Pieve Torina -. Ma tutto questo tran tran… Mi raccomando, fate qualcosa”.

(dell’inviato Luca Laviola/ANSA)

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