Trump: Messico, il primo paese colpito dalla onda d’urto

Messico non riesce a fermare crollo peso, paura per migranti
Messico non riesce a fermare crollo peso, paura per migranti
Messico non riesce a fermare crollo peso, paura per migranti

CITTA’ DEL MESSICO. – La prima onda d’urto internazionale dell’inatteso sbarco di Donald Trump alla Casa Bianca ha colpito subito il Messico, dove il leader repubblicano è visto come un nemico nazionale, a causa della sua politica economica protezionista e delle sue drastiche promesse elettorali in materia di immigrazione, compreso il polemico muro che vorrebbe costruire sul confine meridionale degli Usa.

Il primo e drammatico effetto non si è fatto attendere: durante la notte, mentre cominciavano ad accumularsi i segni della vittoria a sorpresa del tycoon, il peso messicano è cominciato a crollare sui mercati valutari, perdendo l’11% del suo valore in poche ore.

Ancora prima dell’apertura delle borse locali, il dollaro americano aveva già sfondato la soglia psicologica dei 20 pesos. Solo l’annuncio di una conferenza stampa comune delle più alte autorità finanziarie è riuscito a riportarlo al di sotto di questo prezzo record. Ma il sollievo è durato poco.

Né il ministro del Tesoro, José Antonio Maede, né il presidente della Banca del Messico, Agustin Carstens, hanno annunciato misure concrete per contrastare l’effetto traumatico dell’elezione di Trump, e il peso ha ripreso la sua caduta. I due non hanno voluto rispondere alle domande dei giornalisti e si sono limitati ad affermare che “quando otterremo informazioni aggiuntive, si procederà ad aggiustare la politica fiscale, economica e commerciale”. Maede ha solo aggiunto che il Messico dispone di “una stabilità macroeconomica che lo pone in una posizione di forza per affrontare un nuovo contesto”, così come solide riserve valutarie.

Poco convinti, gli analisti finanziari già prevedono che il dollaro potrebbe raggiungere a breve i 23 pesos, il che rappresenterebbe una svalutazione totale del 20%. E se Trump mantiene le sue promesse e annulla il trattato di libero scambio Nafta, la situazione potrebbe aggravarsi ancora per il Messico: l’80% delle sue esportazioni, infatti, sono destinate agli Usa.

Alle preoccupazione economiche si aggiungono quelli riguardo i 5 milioni di messicani che vivono attualmente negli Usa come immigrati irregolari (la metà del totale) e che Trump ha promesso di deportare in massa, per poi permettere il ritorno “solo di quelli buoni”.

La situazione è talmente delicata che il presidente Enrique Peña Nieto -che era già stato duramente criticato quando ha incontrato Trump nello scorso agosto- non ha menzionato nessuno dei potenziali punti di scontro nel suo messaggio di congratulazioni al nuovo inquilino della Casa Bianca, limitandosi a confermare la sua “disponibilità a lavorare insieme a favore del nostro rapporto bilaterale”.

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