Trump: per Grillo e Salvini, una spallata al referendum

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ROMA. – E’ ora di svegliarci e capire che flirtare con “l’establishment” e amoreggiare con i poteri forti porta alla sconfitta. E’ della sinistra il risveglio più amaro dopo la notte dell’apoteosi di Donald Trump, il candidato invotabile per i progressisti, l’uomo dei “muri e delle espulsioni”, mentre M5s e Lega già pensano alle prossime elezioni politiche e alla “spallata” referendaria.

Un risveglio a sorpresa per tutti i partiti che dopo il primo caffè già si lanciano in spericolate letture del voto americano in chiave referendum. E’ certo che da domani l’attenzione delle cancellerie europee si volgerà verso l’Italia per l’appuntamento del 4 dicembre che, con le debite proporzioni, rischia di provocare un ulteriore scossone nelle linee di comando internazionali.

E i partiti analizzano a caldo i comportamenti dell’opinione pubblica d’oltreoceano per anticipare umori e tendenze dell’elettorato italiano. E se la parola “establishment” è quella che muove le preoccupazioni della sinistra, le opposizioni gongolano soddisfatte pregustando lo sgambetto a Renzi, capo di un Governo contaminato dall'”establishment”.

E per sinistra ovviamente si intende anche la minoranza Pd che sfrutta lo shock della caduta di Hillary Clinton per lanciare un allarme che già si propaga dentro i Dem e sembra anticipare i temi del prossimo congresso: “basta con questo frou frou, la sinistra deve proteggere. Non si può stare con l’establishment tutti i santi giorni”, attacca Bersani spiegando che il Pd deve ritrovare la sua vocazione popolare.

“Gli establishment interpretano la fase precedente, in via di superamento. Ovunque, anche in Europa, c’è una nuova destra in formazione. Se vogliamo impedire che vinca ovunque dobbiamo attrezzare una sinistra larga che abbandoni le retoriche blairiane”.

Un chiaro messaggio a Matteo Renzi che oggi si affida alla scaramanzia notando come “a tutti quelli che credono nei sondaggi ultimamente non vada benissimo..”. E comunque, aggiunge, “se è un voto sul governo, il governo viaggia a testa alta”.

Ma intanto la sinistra d’opposizione già guarda al 5 dicembre, credendo un po’ di più ai sondaggi: “svegliamoci prima che sia tardi”, dice Fratoianni a Bersani pensando a una squadra da elezioni.

Naturalmente il primo a commentare l’ascesa del magnate americano è stato Matteo Salvini che – così come i Cinque stelle – ora guarda con ancora maggiore attenzione alla Russia: “la settimana prossima tornerò a Mosca”, conferma il segretario della Lega convinto che ormai in Italia “Renzi è il passato remoto e i Cinque Stelle non riescono a prendere posizioni più niente”.

E, galvanizzato dall’idea di un’America “trumpiana”, torna all’attacco dell’Europa e chiede l’uscita dall’Euro.

Anche Beppe Grillo sembra non voler perdere il treno e schiera i Cinque stelle: “pazzesco. Questa è la deflagrazione di un’epoca. Questo è un VAFFANCULO generale. Trump ha fatto un VDay pazzesco”. E conferma che a suo avviso la vittoria di Trump metterà il turbo ai grillini: “il mondo è già cambiato. E bisogna interpretare questi segnali. E quelli che lavorano e prendono i soldi per interpretare questi segnali sono morti”. E anche lui benedice una trasferta a Mosca di una delegazione pentastellata proprio a ridosso del voto.

Più istituzionale, e anche questo la dice lunga, il commento di Silvio Berlusconi che preferisce parlare delle storiche relazioni tra Italia e Usa. Ma l’analisi in Forza Italia sulla crisi di un impalpabile “establishment” planetario è simile: “la vittoria di Trump è la vittoria della gente comune sulle élite. I cittadini hanno votato contro la stampa faziosa, i radical chic, l’alta finanza, i sondaggisti dei salotti buoni”, assicura Gabriella Giammanco, vicepresidente della Fondazione Italia-Usa.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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