Rererendum: secondo la Cassazione il quesito “unico” è corretto

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ROMA. – La Procura della Cassazione ha sbarrato la strada al ricorso con il quale il Codacons, in un estremo tentativo, ha cercato di contestare il quesito “unico” sul quale il prossimo quattro dicembre gli italiani sono chiamati alle urne per approvare, o meno, la riforma costituzionale del governo Renzi che vuole mandare in soffitta il bicameralismo perfetto, ridurre il numero dei parlamentari, chiudere i battenti del Cnel, ridisegnare il rapporto Stato-Regioni e limare i costi della politica.

“Il quesito referendario è del tutto aderente alla normativa prevista e non meritano di essere assecondati i motivi di chi lo contesta”, ha detto il Sostituto procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio chiedendo alle Sezioni Unite della Suprema Corte di respingere il ricorso del Codacons contro il via libera dato al quesito dall’Ufficio del referendum, istituito presso la stessa Cassazione, con tre diverse ordinanze del sei maggio, dell’otto agosto e del 21 ottobre.

Il verdetto delle Sezioni Unite sarà depositato nei prossimi giorni e il suo esito appare quasi scontato, dato che tutta la giurisprudenza in tema di referendum costituzionale – come hanno ricordato nei loro interventi sia il Pg che l’Avvocatura dello Stato – è concorde nel riconoscere all’Ufficio del referendum il ruolo di unico ente ‘certificatore’ della formulazione del quesito.

Ad avviso del Pg Fuzio, non ci sono ragioni valide per sostenere che sarebbe stato necessario “spacchettare” il quesito per indicare agli elettori quali norme vengono modificate dalla riforma perchè è sufficiente il richiamo al testo pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale trattandosi di una riforma di ‘sistema’ soggetta a una consultazione confermativa, “non abrogativa”.

Il Pg Fuzio, prima di passare al merito del ricorso del Codacons, aveva contestato alla radice la presenza dell’associazione dei consumatori negando che abbia “legittimazione” a costituirsi in questo tipo di giudizio.

“In base al suo statuto, il Codacons agisce in rappresentanza dei consumatori e degli utenti, non per gli elettori”, ha sottolineato il rappresentante della Procura che ha negato legittimazione anche a un singolo elettore che si è costituito in Cassazione e che, secondo il Pg, avrebbe dovuto fare come ha fatto a Milano il presidente emerito della Consulta Valerio Onida, ossia fare ricorso al tribunale ordinario.

Un tentativo già percorso dai sostenitori del ‘no’ e andato male, e dunque forse per questo, sparando alla cieca, qualcuno ‘vestito’ da elettore comune, ha tentato l’escamotage di bussare alla porta delle Sezioni Unite.

“Non possiamo essere handicappati dalla nostra sigla che richiama i consumatori, perché negli anni le forme di tutela da noi messe in campo si sono evolute verso i diritti civili e politici che lo status di ‘onlus’ ci consente di tutelare”, hanno sostenuto i legali del Codacons che, come ultimo appiglio per stare in campo, hanno rivendicato di avere titolo a parlare poichè “il referendum incide sull’economia, e dunque si ripercuote sui consumatori e sugli utenti, perché modifica il rapporto Stato-Regioni”.

Carlo Rienzi, storico leader dei consumatori, ha contestato il quesito ‘unico’ dicendo che “il 25% di chi voterà ‘sì’, lo farà per ridurre i costi della politica e solo dopo si accorgerà di aver votato molte altre cose delle quali non sapeva”, per questo era necessaria “una elencazione delle norme” sottoposte a referendum.

Nel corso dell’udienza – svoltasi nell’Aula Magna e preceduta dalla trattazione di altri 43 ricorsi inerenti le materie civili più disparate – non sono mancati momenti di attrito tra i legali del Codacons e il Presidente delle Sezioni Unite Renato Rordorf che li ha richiamati a “rispettare le procedure per la presentazioni dei documenti” che in Cassazione escludono si possano esibire ‘brevi manu’ senza il deposito in cancelleria e ha respinto la pretesa di Rienzi di conoscere il verdetto in giornata in base a una legge non valida per i giudizi davanti alla Suprema Corte.

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