Messico, con espulsioni più narcotraffico e migranti

Il muro al confine Usa - Messico
Il muro al confine Usa - Messico - EPA
Il muro al confine Usa - Messico - EPA
Il muro al confine Usa – Messico – EPA

CITTA’ DEL MESSICO. – Le espulsioni dei messicani annunciate da Donald Trump potrebbero far aumentare il flusso dei migranti, rafforzando d’altra parte il narcotraffico. E’ uno dei tanti fronti che si sono aperti sulla scia dell’era Trump nei rapporti tra Washington e Città del Messico, dove il governo, gli analisti e la chiesa stanno valutando l’impatto delle attese nuove misure della Casa Bianca su entrambi i fenomeni che potrebbero peraltro intrecciarsi, come avviene d’altronde ormai da anni.

“Per ora la priorità è stare attenti e informare”, sottolinea il console messicano a Los Angeles, Carlos Garcia, tra i diplomatici contattati dopo la vittoria di Trump dalla ministro agli esteri, Claudia Ruiz, insieme all’ambasciatore a Washington, Carlos Sada, e ai consoli di San Diego, San Francisco, Austin, Dallas e New York.

La Ruiz ha appunto chiesto ai colleghi di trasmettere alle consistenti comunità di connazionali residenti in quelle città “un messaggio di calma.. bisogna aspettare e vedere come evolverà la situazione, evitando decisioni affrettate”.

Dal governo alla chiesa cattolica: Fray Tomas, sacerdote della località di Tnosique (nello stato di Tabasco) ha a sua volta ammonito sul fatto che la deportazione di migranti finirebbe per rafforzare il narcotraffico. “Di fatto i migranti rinviati in Messico faranno una sorta di circolo” nel loro viaggio: “una volta riportati in patria potrebbero riprovare ad entrare negli Usa, anche se è vero che le autorità americane blinderanno la frontiera con il Messico, esigendo d’altra parte alle nostre autorità di fare lo stesso”.

Non molto diverso è il ragionamento di Carlos Rodríguez, responsabile di ‘Scalabrinianas’, missione per migranti e rifugiati. La stretta di Trump non riuscirà a frenare il flusso di messicani che puntano agli Usa. Quello che ci sarà – precisa – è un riorientamento delle rotte migratorie, un po’ come è successo sul fronte Mediterraneo e dei Balcani in Europa.

“L’impatto finale sarà un aumento delle ‘tariffe’ necessarie per raggiungere gli Stati Uniti: le rotte dei migranti diventeranno infatti più pericolose, ed aumenterà quindi la ‘protezione’ svolta dal crimine organizzato, che in un modo o in un altro troverà le strade per scavalcare il muro: e poco importa quanto sarà alto”.

L’analista Silvia Nuñez, del Centro studi Nord America dell’Università nazionale autonoma (Unam), ritiene che le autorità dovrebbero valutare “molto attentamente la situazione che si sta creando: qual è per esempio il numero preciso di messicani con precedenti penali che potrebbero essere espulsi?”.

Nel sottolineare che in effetti il presidente Enrique Peña Nieto dovrebbe “prendere sul serio” le minacce di Trump, un gruppo di senatori dell’opposizione ha invitato il capo dello Stato a non lanciare messaggi “tipo ‘in realtà non dobbiamo preoccuparci’. Anche perchè, sottolineano, “Trump ha una specie di fissazione con il tema migranti”.

(di Marcos Romero/ANSA)

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