Caso delle firme false incombe su M5S. Grillo rilancia il No

Beppe Grillo ospite di Porta a Porta, trasmissione televisiva condotta da Bruno Vespa, Roma 19 maggio 2014. ANSA/ALESSANDRO DI MEO -----------------------------------------------------------------------------------------
Beppe Grillo ospite di Porta a Porta, trasmissione televisiva condotta da Bruno Vespa, Roma 19 maggio 2014.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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ROMA. – A pancia a terra sulla campagna per il No, tentando di restare il più ‘distante possibile’ dal caso delle firme false di Palermo. Beppe Grillo prova così a fare il suo ingresso negli ultimi tredici giorni di campagna referendaria. Giorni che lo vedranno protagonista in piazza, prima a Roma alla marcia di sabato e poi a Torino, alla kermesse di chiusura del 2 dicembre.

In mezzo, però, c’è da risolvere il caso Palermo: una vicenda che, da alcune ore, si è aggravata sia nel clima interno ai Cinque Stelle sia, probabilmente, anche nella sostanza. All’ipotesi che le firme siano state copiate (per un errore nel luogo di nascita di uno dei firmatari) per consentire la presentazione della lista M5S alle Comunali del 2012 si sta aggiungendo un’altra, più grave: quella secondo cui le firme siano state ‘rubate’ da quelle per il referendum sull’acqua del 2011.

A sostenerlo è Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino. “Ricordo che mi fermò Nuti. Escludo fosse per le elezioni, non l’avrei messa, ma si trattava di una causa in cui credevo, come quella dell’acqua”, racconta.

Da un punto di vista giudiziario cambia poco. Ma da un punto di vista dell’immagine no: e i vertici M5S, dalla quale filtra una crescente preoccupazione, ne sono ben consapevoli. C’è poi da dirimere la questione delle sanzioni agli esponenti coinvolti: dopo le auto-sospensioni di La Rocca e Ciaccio, dagli altri esponenti che sarebbero coinvolti dall’inchiesta (e che potrebbero essere indagati) giunge solo silenzio. A cominciare dai deputati nazionali: né Riccardo Nuti (la cui pagina Facebook è piena di proteste di attivisti), né Claudia Mannino per ora annunciano l’autosospensione.

Del resto, l’invito a comparire (con l’iscrizione automatica nel registro degli indagati) per i due esponenti siciliani, è tutt’altro che escluso che arrivi nei prossimi giorni o nelle prossime ore. E a quel punto, dopo i tre giorni previsti dalla legge, i due potrebbero essere sentiti dai pm di Palermo e la linea dura dei vertici – ovvero l’espulsione – potrebbe prendere il sopravvento. Con un quesito: come verranno gestite le conseguenze a livello della permanenza di Nuti e Mannino nel gruppo M5S alla Camera?

Intanto il Pd attacca senza soluzione di continuità e chiede le “dimissioni” dei vertici 5 Stelle. Il caso “non influirà sul referendum”, assicura Luigi Di Maio che ammette di essere “in apprensione” escludendo però qualsiasi indagine interna che, spiega, “inquinerebbe il lavoro dei magistrati”.

E al caso Palermo il M5S oppone quello di Vincenzo De Luca. “Renzi cavalca questa vicenda, proprio loro che hanno governatori che incitano al voto di scambio”, sottolinea Di Maio nelle stesse ore in cui Grillo, in un duro video appello in cui bolla il fronte del Sì come “serial killer”, prepara il rush finale per il 4 dicembre.

Sabato il leader M5S sarà alla marcia per il No che dalla Basilica di San Paolo arriverà alla Bocca della Verità. Un evento che si preannuncia ‘chiave’ nella corsa al No del Movimento e che, lunedì prossimo, sarà seguito dal Restitution Day in piazza Firenze, dove rispondendo alle accuse del Pd, “spiegheremo quanto abbiamo restituito ai cittadini in tutti questi anni”, annuncia Alessandro Di Battista. Poi, venerdì prossimo sarà la volta della chiusura a Torino dove, tra l’altro, oggi Chiara Appendino ha visto Davide Casaleggio.

(di Michele Esposito/ANSA)

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