Alfano, funziona bene il modello italiano di sicurezza

Giubileo: Alfano, modello italiano sicurezza funziona
Giubileo: Alfano, modello italiano sicurezza funziona
Giubileo: Alfano, modello italiano sicurezza funziona

ROMA. – C’è un modello italiano di sicurezza che funziona e che porta risultati. Un sistema che si fonda sul binomio prevenzione-coordinamento e che può essere di riferimento per molti altri paesi del mondo. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano tira le somme al termine del Giubileo, sapendo bene che la sicurezza assoluta non esiste e che i rischi per l’Italia sono ancora alti.

E’ un fatto, però, che in un anno e mezzo di esposizione internazionale, prima con l’Expo a Milano e poi con il Giubileo, l’Italia non abbia vissuto particolari problemi dal punto di vista della sicurezza. E questo nonostante i 40 milioni di turisti e pellegrini arrivati nel nostro paese e le ripetute minacce della propaganda jihadista.

Ecco perché il primo pensiero di Alfano è per gli uomini e le donne delle forze di polizia. “Viviamo in un mondo in cui non possiamo aspettarci nessuna indulgenza se le cose vanno male – dice il ministro – e dunque è giusto riconoscere i meriti quando le cose vanno bene. In mille giorni, questo governo ha gestito 533 giornate di grandi eventi: ecco perché possiamo parlare di un modello italiano che funziona. E’ un record? No, è il nostro dovere. Ma è anche nostro dovere ricordare che non tutti i paesi del mondo sono in grado di garantire questi standard di sicurezza”.

Il ministro elenca uno ad uno i risultati ottenuti a Roma e in Italia perché, sostiene, “il dispositivo messo in campo” per affrontare i rischi connessi all’anno giubilare “ha propagato i suoi effetti anche oltre il Giubileo”. E dunque, durante l’anno santo a Roma e provincia i reati sono calati del 17%: dai 152.674 delitti dei primi 9 mesi del 2015 si è passati ai 126.768 di quest’anno. Un calo generalizzato che riguarda in particolare i reati predatori, vale a dire furti e rapine, con i primi scesi del 19% (da 101.967 a 82.582) e le seconde del 17% (passate da 2.406 a 1.998).

Solo a Roma – dove sono stati impiegati duemila uomini al giorno per la sicurezza delle basiliche e degli itinerari giubilari – sono state arrestate 3.050 persone e denunciate 9.851, effettuati 23mila posti di blocco e controllati oltre 243mila veicoli. A livello nazionale, il calo dei reati è stato inferiore, ma ha comunque fatto segnare un meno 7,2%: si è passati dai 2.687.249 nei primi dieci mesi del 2015 al 1.953.651 del 2016.

“Noi non ci accontentiamo” sottolinea il ministro ricordando che da tempo il governo sta lavorando ad un “progetto di sicurezza urbana che renda protagonisti anche i sindaci e che darà più potere e strumenti sia alle nostre forze dell’ordine e ai magistrati sia ai primi cittadini”.

Un decreto che, auspica il presidente dell’Anci Antonio Decaro, “arrivi finalmente in Consiglio dei ministri e sia approvato celermente”. Uno degli aspetti più delicati che ha impegnato le forze di polizia e i servizi d’intelligence ha riguardato l’attività di prevenzione.

Alfano sottolinea che in un’anno sono stati monitorati 5.300 cittadini stranieri ritenuti avere possibili legami con ambienti radicalizzati, 500 le perquisizioni, 300 gli esercizi commerciali e 200 i veicoli controllati. Un lavoro possibile anche grazie all’impiego dei militari – 7mila in tutto, di cui 2.050 solo a Roma e 500 nel resto d’Italia utilizzati per la vigilanza di siti e obiettivi sensibili – che hanno consentito di liberare unità delle forze di polizia da utilizzare per il controllo del territorio.

E proprio parlando dell’impegno del personale militare, dopo aver assicurato 150 soldati in più su Milano, Alfano ha garantito che Roma “non sarà sguarnita”: “rimoduleremo i dispositivi per ridistribuirli in Italia ma lasceremo contingenti di militari molto cospicui” anche nella capitale.

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