Trump, salta il Tpp. La Cina sorride, Berlino e Tokyo no

Trump nei primi 100 giorni: no Tpp e niente energia  (AP Photo/LM Otero)
Trump nei primi 100 giorni: no Tpp e niente energia
(AP Photo/LM Otero)

PECHINO. – Il ritiro degli Stati Uniti dal Trans-Pacific Partnership (Tpp), l’accordo di libero scambio nell’area Asia-Pacifico lascito dell’amministrazione Obama verso i 12 Paesi coinvolti, rappresenta un duro colpo agli assetti nel commercio mondiale. E un colpo durissimo agli alleati americani in Asia, desiderosi, a partire dal Giappone, di evitare l’abbraccio della Cina.

La mossa anticipata dal presidente eletto Donald Trump è destinata a produrre un inevitabile effetto domino. “Ve lo dico sinceramente: non sono contenta che l’accordo transpacifico probabilmente non verrà realizzato. No so chi ne approfitterà”, ha ammesso la cancelliera tedesca Angela Merkel al parlamento di Berlino.

“So solo una cosa: vi saranno altri accordi commerciali – ha aggiunto – che non avranno gli standard che aveva questo accordo e che anche il progettato Ttip (tra Usa e Unione europea, ndr) avrebbero avuto”.

I timori della Merkel verso un ritorno di protezionismo su vasta scala non può che preoccupare. Per il Giappone, il Tpp è “senza significato” senza gli Stati Uniti: il giudizio secco del premier Shinzo Abe, primo leader a incontrare Trump a New York in via informale, segnala la grande incertezza sul futuro.

A Lima, in occasione del vertice Apec, è circolata l’ipotesi di tentare una rinegoziazione del Tpp su condizioni più vicine alle posizioni del tycoon. Abe, in visita in Argentina, l’ha escluso in base al fatto che “questo disturberebbe il bilancio fondamentale dei benefici”, facendo saltare inoltre gli equilibri faticosamente raggiunti sul fronte domestico.

Il disimpegno o la rinegoziazione annunciati da Trump, dal Tpp al Ttip e al Nafta, sono quindi alla base di nuove e grandi opportunità per la Cina, come da più giorni ripetono i media ufficiali. Nella sua visita in America Latina – la terza da Capo di Stato -, il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato misure per creare occasioni di sviluppo, come il trasferimento di tecnologia e la cooperazione sulle risorse umane.

Pechino dovrebbe partire dal Free Trade Area of the Asia-Pacific (il piano in ambito Apec), includere i Paesi della Tpp e i 16 del Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep, iniziativa voluta da Pechino), ha notato al China Daily Wang Huiyao, direttore del Centro per la Cina e la Globalizzazione, think tank di Pechino specializzato sui temi economici e la globalizzazione.

Per questo, con il passo indietro di Trump, la Cina dovrebbe fare di più proprio puntando sul libero scambio piuttosto che lottare con gli Usa per la leadership globale. Il Rcep vuole mettere insieme i 10 Paesi dell’Asean, Cina, Giappone, India, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, escludendo gli Usa.

Del resto le intenzioni e le ambizioni di Pechino sono emerse chiaramente nella missione di Xi in America Latina, tra Ecuador, Perù e Cile. Qui un tempo era “il cortile di casa degli Stati Uniti”, ora la Cina è dal 2015 il primo investitore straniero e la principale destinazione dell’export sudamericano. E gli investimenti diretti non finanziari, altra prova principe, sono saliti a 21,45 miliardi di dollari (+67,1%), secondo il ministero del Commercio cinese.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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