La sinistra ha vinto la sua battaglia culturale o quantomeno si è convinta di averlo fatto. È difficile individuare la fase del Novecento, o peggio ancora un momento preciso, in cui ciò è avvenuto, ma in buona sostanza è andata così.
Da allora in poi, chiunque si sia mosso sotto le bandiere della destra, o ancor più semplicemente chiunque non si sia allineato alla cultura del pensiero unico, è stato tacciato di essere fascista, razzista, misogino e qualsiasi altra cosa orribile che possa saltare alla mente.
Senza voler riscattare in questa sede profili e dignità di alcuni grandi intellettuali di destra, la conseguenza più evidente di questo fenomeno ha riguardato la gente che, non sentendosi più autorizzata ad esprimere il proprio dissenso (figurarsi a sentirsi in qualche maniera rappresentata), nel silenzio delle urne ha risposto con Trump, Brexit e, venendo a volti a noi più noti, Movimento 5 Stelle.
La sinistra ha, insomma, rinunciato al confronto che è la definizione stessa della politica.
Il referendum costituzionale alle porte vedrà la vittoria del No.
E questo non perché i cittadini siano in disaccordo nello specifico sulle modifiche della Carta Fondamentale proposte da Renzi e compagnia, ma perché avvertono ed avvertiranno un desiderio quasi spasmodico di far sentire la propria voce fuori dal coro.
Riuscite a dargli torto?
Io no.
Luca Marfé
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