L’inflazione alza la testa, torna in Italia e sale in Ue

Consumatori in uno stabilimento.

inflazione-eurozona

ROMA. – Piccoli rincari dei prezzi in Italia e un’inflazione che accelera nell’eurozona. I dati provvisori di Istat e Eurostat mostrano un tasso di inflazione che torna leggermente positivo in Italia, allo 0,1%, dopo il -0,2% di ottobre, e che nell’insieme dei 19 Paesi della moneta comune raggiunge lo 0,6%, il livello più alto da aprile 2014, oltre due anni e mezzo fa.

Arriva così un segnale importante per la Banca centrale europea a pochi giorni da quando, l’8 dicembre, il consiglio direttivo dovrà prendere una decisione sui tassi di interesse e sull’eventuale estensione del quantitative easing dopo la scadenza di marzo 2017.

Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha detto, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais, che i tassi “verranno alzati” quando sarà raggiunta una “piena ripresa dell’economia”. Ha aggiunto poi che il consiglio direttivo “non ha mai discusso” di un ritiro graduale delle misure di stimolo e che si aspetta che l’inflazione nell’eurozona centrerà l’obiettivo di essere vicina, ma leggermente inferiore, al 2% nel 2018/2019.

La politica monetaria, in sintesi, sta funzionando, ma è ancora presto per alzare il piede dall’acceleratore dello stimolo all’inflazione. Un aiuto, su questa strada, potrebbe arrivare dai prezzi dell’energia, dopo la decisione dell’Opec, l’organizzazione dei paesi esportatori, di tagliare la produzione di greggio. La riduzione dell’offerta di 1,2 milioni di barili al giorno ha già dato una notevole spinta verso l’alto alle quotazioni del petrolio, che sono state un fattore determinante per la recente debolezza dell’inflazione.

Lo stesso petrolio che ha spinto i paesi europei verso la deflazione potrebbe diventare così un alleato per lasciarsela alle spalle, scongiurando il rischio di un circolo vizioso tra prezzi in calo, profitti in discesa e tagli dell’occupazione. Inoltre un’inflazione positiva renderebbe più semplice la gestione del debito pubblico, abbassando il rapporto tra debito e Pil.

L’andamento dei prezzi dell’energia è già all’origine del ritorno dell’inflazione italiana in territorio positivo, con il rincaro dello 0,3% dei carburanti e degli altri beni energetici non regolamentati a novembre. Inoltre spinte al rialzo arrivano dai servizi e i beni alimentari non lavorati. Rimangono comunque segnali di debolezza dei prezzi.

Il carrello della spesa che riunisce i beni alimentari, per la cura della casa e della persona vede un calo dei prezzi dello 0,1% su base annua, indice di consumi esitanti. Inoltre il dato congiunturale è negativo, con una riduzione dell’indice generale dei prezzi dello 0,1% rispetto ad ottobre, e l’inflazione acquisita per l’intero 2016 si attesta a -0,2%.

Del resto novembre è stato, insieme a gennaio e settembre, uno dei pochi mesi con il segno più in tutto l’anno. Il 2016 potrebbe così essere il primo anno con un tasso di inflazione negativo a partire dal 1959.

Lascia un commento