Siria: spinta diplomatica del Vaticano. Parolin vede Johnson, Lavrov e Kerry

La berretta cardinalizia per il nunzio apostolico nella “amata e martoriata” Siria, come l'ha definita lo stesso papa Francesco ---------------------------------------------------------------------------------------------
La berretta cardinalizia per il nunzio apostolico nella “amata e martoriata” Siria, come l'ha definita lo stesso papa Francesco ---------------------------------------------------------------------------------------------
La berretta cardinalizia per il nunzio apostolico nella “amata e martoriata” Siria, come l’ha definita lo stesso papa Francesco
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CITTA’ DEL VATICANO. – La Santa Sede ‘stringe’ sulla Siria. E’ una serrata pressione diplomatica quella che il Vaticano, tramite in primo luogo il suo segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, mette in atto per favorire una via di soluzione a una guerra civile che dura ormai da troppo tempo, con disastri e perdite di vite umane intollerabili. E’ così che in due giorni, oggi e domani, giungono in Vaticano i capi delle diplomazie di tre attori internazionali di primo rango: Stati Uniti, Russia e Regno Unito.

Oggi il card. Parolin, ha fatto sapere la Sala stampa della Santa Sede, ha ricevuto il ministro degli Affari Esteri britannico Boris Johnson. Domani il porporato, primo collaboratore di papa Francesco, farà altrettanto con il segretario di Stato statunitense John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.

Sia il capo del Foreign Office che i suoi colleghi di Usa e Russia partecipano a Roma ai ‘Med dialogues’, organizzati dalla Farnesina e dall’Ispi, confronto sulle prospettive di stabilità e sviluppo del Mediterraneo. Ma i tre colloqui a distanza così ravvicinata anche col segretario di Stato vaticano segnano in questo momento una centralità dell’azione diplomatica della Santa Sede con l’intento di tessere possibili intese in favore di una soluzione negoziata per la Siria.

Questa la prospettiva sempre ribadita dai vertici vaticani, insieme agli incessanti appelli di pace lanciati a tutti i livelli da papa Francesco. L’ultimo, in ordine di tempo, quello nell’incontro due settimane fa con il patriarca della Chiesa assira Gewargis III.

“Imploro la fine”, ha detto Bergoglio, della “violenza orribile di sanguinosi conflitti, che nessuna motivazione può giustificare o permettere”, in Iraq e Siria, contro “centinaia di migliaia di bambini innocenti, di donne e di uomini”, quando “nostri fratelli e sorelle cristiani, nonché diverse minoranze religiose e etniche sono purtroppo abituati a soffrire quotidianamente grandi prove”.

Parlando lo stesso giorno ‘a braccio’ ai rappresentanti di Caritas Internationalis, il Papa, pensando sempre alla Siria, ha detto che “entrano tanti lì, i potenti, internazionali, gente della Siria, ma ognuno cerca il suo interesse, nessuno cerca la libertà di un popolo, non c’è amore non c’è tenerezza, c’è crudeltà: dove non c’è tenerezza sempre c’è crudeltà e quello che accade oggi in Siria è crudeltà, un laboratorio di crudeltà”.

Non è escluso che Kerry in Vaticano possa incontrare anche il Papa. All’ordine del giorno del suo incontro con Parolin, secondo una nota del Dipartimento di Stato americano, ci sono “le questioni internazionali e gli sforzi di pace, ivi compresi la crisi umanitaria in Siria, la violenza in Ucraina e il dialogo in corso in Venezuela”.

I colloqui in Vaticano arrivano tra l’altro mentre è ai massimi livelli l’allarme per la situazione ad Aleppo, città allo stremo dove la situazione appare disperata, su cui la Santa Sede non cessa di sensibilizzare l’opinione internazionale mentre proprio Russia e Usa non sono riusciti finora a trovare in accordo.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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