Sul referendum “guerra” di denunce, scontro Renzi-Grillo

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ROMA. – Mancano ancora tre giorni al voto, ma già minaccia di finire a carte bollate il referendum. Non solo le denunce preventive del fronte del No per il sospetto di brogli nel voto degli italiani all’estero. Ma anche un’iniziativa a sorpresa di Beppe Grillo, che vuol denunciare il premier per “abuso di credulità popolare” per aver mostrato un facsimile della scheda per l’elezione dei futuri senatori.

“La scheda ci sarà, i cittadini voteranno i senatori. Grillo se vuole andare in tribunale a denunciarmi faccia, magari a Palermo, dove sanno qual è la strada”, ribatte Matteo Renzi, con una frecciata sul caso delle firme false M5s.

“Ma il reato è depenalizzato – aggiunge – i Cinque stelle non se ne sono accorti perché in Parlamento non vanno spesso. Ma Grillo è salvo per aver parlato di scie chimiche e sirene…”.

All’indomani della firma del rinnovo del contratto della Pa (non una misura elettorale, assicura: “si è chiuso quando si è potuto”), Renzi ‘festeggia’ i dati sul Pil. “La crescita italiana raggiunge il +1%” (la crescita acquisita per il 2016 è +0,9%). “Se il paese si sblocca, faremo di più”, scrive il premier su Twitter, legando le possibilità di crescita al Sì al referendum.

“Il governo tecnico-tecnocratico nel 2012 ci aveva lasciato a un Pil del -2,3%”, non manca di sottolineare, tornando a evocare un possibile scenario del No. “Se vince il No ci teniamo la Casta, 950 poltrone: io non sarò della partita se lasceremo il Paese come è adesso”, ribadisce. Col No, aggiunge, gli effetti di “instabilità e difficoltà” non si vedrebbero “solo l’indomani mattina” con il rischio di “una crisi al buio” ma sulla “prossima generazione”.

Ma, mentre il M5s invoca il voto anticipato e annuncia festa sotto Palazzo Chigi se vincerà il No, il premier non precisa di più. L’appoggio a un governo di scopo? “Il Pd deciderà nelle sedi stabilite”, taglia corto.

Il risultato finale, spiegano i contendenti, rischia di essere sul filo per i tanti indecisi. Tanto sul filo, che potrebbe essere decisivo il voto degli italiani all’estero, che si chiude oggi (e dovrebbe essere in prevalenza per il Sì, secondo le previsioni del ministro Angelino Alfano).

Perciò, nonostante le rassicurazioni della Farnesina, i comitati per il No si preparano a presidiare con centinaia di “sentinelle” lo scrutinio di quei voti. Ma dal Pd scommettono che i ricorsi sarebbero respinti, come è stato respinto ancora oggi dalla Cassazione un ricorso di Codacons contro la consultazione.

Renzi, che in serata è a Napoli e domani chiuderà la campagna a Firenze (gli portò fortuna alle europee 2014) chiama alla mobilitazione e invoca “tranquillità e non polemiche”. Quanto porterà al Sì l’endorsement di Prodi? “Ci vorrebbe un mago”, dice il premier (“Spingerà tanti a dire No”, ribatte però Matteo Salvini).

Il sostegno critico di Prodi è positivo perché nel merito, sottolinea il premier, che accetta le critiche personali e intanto prova a smontare con una nuova diretta Facebook le ‘bufale’ del No su Cnel e elezione dei senatori (“Non fatevi fregare”).

Renzi Assicura che una nuova legge elettorale per la Camera si farebbe in “tre o sei mesi” in caso di vittoria del Sì. E respinge l’ipotesi di larghe intese con Silvio Berlusconi in caso di vittoria del No: “Un film horror o una telenovela”.

Il Cavaliere, però, in una maratona televisiva parallela a quella del premier, suona la carica del No. E arriva a evocare rischi bancari: “Gli italiani hanno paura a depositare i soldi in banca: più di 100 mld sono stati messi sotto il materasso”.

Ma in ogni caso, afferma il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il referendum non cambierà il problema banche. Il Pd intanto denuncia manifesti “squadristi” di Casapound che invitano a “far piangere” il premier col No:

“Sono orgoglioso di stare dall’altra parte”, afferma Renzi. Mentre l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva definito “aberranti” i toni della campagna elettorale (“No, è la democrazia”, dissente il premier), attacca la politica fatta con i “clic” che porta alla “mistificazione”, perché “non esiste politica senza professionalità come non esiste mondo senza elite”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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