Il Centrodestra guarda al dopo voto. Da Berlusconi stop a Salvini

Da Berlusconi stop a Salvini
Da Berlusconi stop a Salvini
Da Berlusconi stop a Salvini

ROMA. – Silvio Berlusconi sceglie la maratona televisiva, Matteo Salvini Bergamo per un comizio mentre Giorgia Meloni raduna i suoi per un flash mob nella Capitale. La decisione di chiudere la campagna elettorale in solitario fotografa plasticamente le divisioni che serpeggiano nel centrodestra, unito per ora solo sulla battaglia per il no al referendum.

Come promesso il Cavaliere non ha fatto mancare il suo sostegno per il rush finale della campagna elettorale. L’ex premier ha dedicato la giornata a fare interviste televisive e forum on line (i medici, su un impegno ‘soft’, sono stati irremovibili) ribadendo ad ogni occasione il no del suo partito alle riforme e la necessità, in caso di vittoria, di sedersi intorno ad un tavolo per discutere la nuova legge elettorale.

Un percorso chiaro quello che ha in mente il Cavaliere anche per il futuro della coalizione. L’ex premier preferisce per ora non scoprire le carte, ma lascia intendere di essere disposto a tornare ancora una volta in campo e, soprattutto, non concedere spazi ai suoi alleati: “Letta e i miei famigliari sono protettivi”, è la premessa dell’ex premier che rimanda ogni decisione a dopo il pronunciamento della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

“Ci sarà da prendere una decisione, ma come ho detto in questi giorni io sono in campo per senso di responsabilità verso il Paese”. Su un punto però il Cavaliere è perentorio: la guida della coalizione deve restare in mano ai moderati.

E non è un caso che sia tornato a ‘corteggiare’ Paolo Del Debbio, giornalista Mediaset e suo uomo di fiducia che nei mesi scorsi aveva incassato giudizi positivi anche da Salvini e Meloni. La ricerca di un erede ha come obiettivo quello di contrastare l’opa di Matteo Salvini. Il leader della Lega Nord ormai non fa mistero di ambire alla guida della coalizione: “Io sono pronto – ribadisce – c’è anche una squadra con Maroni e Zaia che possono tornare a fare i ministri”.

Ovviamente la scelta del futuro leader deve avvenire con le primarie (richiesta condivisa con Giorgia Meloni) senza più “imposizioni dall’alto”. A stoppare però le ambizioni del segretario del Carroccio è il Cavaliere convinto che un centrodestra a guida leghista rischia di perdere per strada un pezzo fondamentale e cioè la componente moderata: “Salvini è il più sincero – ammette il Cavaliere – ma lui ha questo modo di essere rude e se fosse la guida del centrodestra molti moderati non lo seguirebbero”.

Il redde rationem è rinviato al dopo referendum. E se a vincere dovesse essere il no il rischio che il centrodestra si divida definitivamente appare sempre un’ipotesi sempre più concreta.

(Yasmin Inangiray/ANSA)

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