I leader Ue estendono di 6 mesi le sanzioni alla Russia

BRUXELLES. – I leader Ue rinnovano di sei mesi le sanzioni alla Russia per la destabilizzazione dell’Ucraina. Danno l’ok ad un documento per sbloccare la ratifica dell’accordo di associazione tra l’Unione e Kiev, portandolo fuori dalla secca olandese post-referendaria di aprile. Sollecitano aiuti umanitari per Aleppo. E mettono l’orizzonte temporale di fine giugno all’intesa per la riforma del regolamento di Dublino.

Nonostante i ritardi, per le discussioni più animate su Siria e migrazione, i capi di Stato e di governo dei 28, che salutano Paolo Gentiloni al suo debutto, esauriscono nello spazio di una giornata la densa agenda sul tavolo per l’ultimo vertice dell’anno. E per guadagnare tempo saltano persino la rituale ‘foto di famiglia’.

La tabella di marcia è serrata. Alcuni Paesi vorrebbero l’estensione delle misure restrittive per il mancato rispetto degli accordi di Minsk per un anno. La Polonia è tra loro. Vince l’opzione dei sei mesi. E arriva immediata la reazione di Mosca. “Non favoriscono l’aggiustamento della situazione anomala che si è creata nei rapporti Russia-Ue”, avverte il vice ministro degli Esteri Alexiei Meshkov.

Sulla Siria invece l’idea di sanzioni a Mosca resta lontana dal tavolo. Si preme per gli aiuti umanitari ad Aleppo. L’Alto rappresentante Federica Mogherini ha portato dalla sua parte il ministro degli Esteri iraniano Zarif, per il pressing nella regione. Ma il presidente Bashar al Assad fa il suo macabro brindisi: “Ad Aleppo si fa la Storia”.

Il dossier più sensibile per l’Italia resta quello della migrazione. Gentiloni invoca “fatti concreti”. Il linguaggio delle conclusioni dimostra come siano stati scongiurati i tentativi di Bratislava per raggiungere un consenso sul principio di “solidarietà flessibile” per la revisione del regolamento di Dublino. Un punto a favore dell’Italia. Il testimone ora passa alla presidenza maltese.

Ma il vertice fissa anche un orizzonte temporale. Una soluzione sulla riforma dovrà essere trovata entro fine giugno 2017. Una corsa contro il tempo quindi, su un percorso in salita e pieno di ostacoli, che potrebbe non giocare a favore di Roma. A sottolineare la necessità di dimostrare maggiore solidarietà a Italia e Grecia è la tedesca Angela Merkel.

L’Italia, con Francia e Germania, ha firmato un primo accordo con Niamey, da un centinaio di milioni, per rafforzare la gestione dei flussi migratori dal Niger verso la Libia. E i leader Ue hanno dato il via libera ad un accordo con l’Oim per i rimpatri volontari assistiti dei migranti bloccati in Libia, mentre i cinque compact con Etiopia, Mali, Niger, Nigeria e Senegal a cui lavora Mogherini procedono in modo positivo. Aprire centri di accoglienza in paesi terzi è la proposta del cancelliere austriaco Christian Kern. Piace all’ungherese Viktor Orban, ma non è percorribile per la Commissione europea.

Nei corridoi i leader tessono anche la trama della successione a Martin Schulz alla presidenza del Parlamento europeo. Il Ppe è deciso ad andare avanti con Antonio Tajani, e altrettanto vogliono fare i Socialisti con Gianni Pittella. La poltrona del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che potrebbe rientrare nei giochi di equilibri di potere, per il momento non è a rischio.

Resta invece ai margini la questione Grecia, dopo la decisione a sorpresa del presidente dell’Eurogruppo di congelare le misure sull’alleggerimento del debito, e la dura reazione della Commissione, che chiede chiarimenti. Mentre i 28 danno il loro ‘placet’ al pacchetto varato da Mogherini facendo fare un altro passo in avanti alla Difesa europea. Poi tutti a cena senza la May per parlare di una Brexit ancora tutta da negoziare.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

Lascia un commento