Buon Natale, nonostante tutto

Riprendo in mano la “penna” dopo una giornata assurda.

L’ambasciatore russo ad #Ankara, Andrey #Karlov, è stato ammazzato in un attentato.

Un tir e la sua folle corsa tra i mercatini di #Natale a #Berlino uccidono 12 persone e ne feriscono 48.
Un mondo che sembra impazzito, ma che in realtà non lo è.

È soltanto uno scacchiere più complesso di quello cui ci eravamo abituati durante il secolo scorso. Uno scenario nel quale si muovono nuovi “pezzi” che non possiamo fingere di non vedere. E di non temere.

Dal canto mio, nessuna stima per il #Salvini di turno o per chi come lui pubblichi commenti al vetriolo nel bel mezzo di un caos ancora poco chiaro.

Ma vengo alla mia considerazione più importante e provo ad arrivare al punto senza troppi giri di parole: nessuna stima neanche per chi vorrebbe circuire, oramai con l’inganno, le nostre idee, le nostre ansie, le nostre preoccupazioni.

La #sinistra del pensiero unico ci sta provando ancora una volta, l’ennesima, ma ha già perso.

Ha perso negli #USA, ad esempio. Ha perso nel #RegnoUnito. Se la passa malissimo in #Italia. Potrebbe perdere in #Francia. Potrebbe spingere a destra anche la #Germania, ma almeno la #Merkel, ultimo vero baluardo di questa #Europa inutile e sgangherata, sembra averlo capito molto bene e già lavora ad un cambio di registro.

Come?

Tornando ad ascoltare la voce del popolo.

Che non significa #populismo.

O meglio: populismo significa un sacco di cose, ma non tutte necessariamente negative come vorrebbe farci credere chi sogna continenti senza più frontiere, cultura cieca o comunque bendata del porgere l’altra guancia ad oltranza, pace, amore e bene.

Io non so che cosa abbiate pensato voi, ma al di là delle immagini di morte, quella del malcapitato ambasciatore e quella seminata tra la folla di Berlino, ciò che più ha colpito me è stato il #video firmato #Isis con tanto di sottotitoli in italiano.

Che significa esattamente?

Difficile dare una risposta contornata e lucida.

Una cosa è certa, però: stavano e stanno parlando con noi.

Per intimorirci. E non solo.

Stavano e stanno parlando con chi, nel nostro Paese, voglia prestare il proprio operato per la loro causa di guerra.
E mi chiedo, senza per questo vestire di colpo i panni del leghista (mi si accuserà anche di questo, ma oramai sto maturando una certa abitudine alle accuse, specie quelle più becere ed oggettivamente infondate): può il governo di un grande Paese, perché l’Italia ricordiamocelo ogni tanto è un grande Paese, far finta di nulla? Limitarsi a predicare la fratellanza e l’accoglienza invitando alla calma ancora, ancora e ancora?

E dal canto loro le persone possono riservarsi o no il diritto di pensarla diversamente? Di essere stupite di fronte ai giochi di prestigio lessicali utilizzati per evitare in tutti i modi l’espressione più banale di “terrorismo islamico”?

Perché la verità, si sa, può essere assai banale.

Ma non per questo meno vera perché resta verità.

E dunque non stupiamoci se di fronte a certe prese in giro poi vincano i #Trump, le #May, le #LePen ed eventualmente i #Salvini o comunque le destre in generale.

È un contraccolpo naturale, desiderio esaudito di chi in nessun modo si senta rappresentato da questa spettrale “repubblica di Weimar” del terzo millennio.

Io esco dai radar per un po’. Come molti di voi, ho un gran bisogno di staccare, amplificato dalla fortuna/sfortuna di un mestiere dal quale, in realtà, non si stacca mai.

Ho bisogno di qualche grado in più e di riabbracciare il Natale a piene mani. Di cullarmi tra gli occhi stanchi di mio figlio, tra i silenzi che questa città non è in grado di conoscere.

Auguri di buone feste a tutti, nonostante tutto.

Luca Marfé

Twitter: : @marfeluca – Instagram: @lucamarfe

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