Legge elettorale, la corsa contro il tempo di Renzi

ROMA. – Il fattore tempo. E’ la variabile che più pesa sui destini della legge elettorale. Perché il tentativo di Matteo Renzi di fare presto, per andare a votare ad aprile o al massimo a giugno, incontra non pochi freni in Parlamento. La prossima settimana il segretario ripartirà dal lavoro per rafforzare il partito. E in parallelo proverà a smontare la ‘melina’ politica sulla legge elettorale, a partire dalla proposta formale del Pd agli altri partiti di sedersi a un tavolo per trovare un accordo.

Ma Forza Italia, che non ha alcuna fretta di tornare al voto, ha rinviato la discussione a dopo che la Consulta, il 24 gennaio, si sarà pronunciata sull’Italicum. Dunque i giochi potrebbero aprirsi davvero solo in quel momento.

Si parte dal Mattarellum, ribadisce il vicesegretario Lorenzo Guerini. E l’obiettivo è tirare le somme del confronto con gli altri partiti entro il 24 gennaio. Contatti informali sono tuttora in corso con i dirigenti di FI sulla possibilità di arrivare a un accordo su un Mattarellum ‘modificato’ in senso molto più proporzionale. Ma gli uomini di Silvio Berlusconi, che auspica un proporzionale quanto più possibile ‘puro’, ripetono che se ne parlerà solo dopo la Consulta: “Non è accettabile” affrettare la discussione, dice il deputato Francesco Paolo Sisto.

“Bisogna trovare le convergenze più larghe possibili in Parlamento”, afferma anche il deputato della minoranza Dem Roberto Speranza, che invita a slegare la discussione sulla legge elettorale da quella sulla data del voto: “Il governo va avanti se fa cose utili al Paese”, ribadisce. Ma nelle prossime tre settimane andrà avanti il tentativo di Renzi di segnare qualche punto fermo nella discussione, anche per fare emergere le responsabilità di ciascuno sul piano politico (“chi vuole un sistema che dia non la governabilità ma le larghe intese, chi vuol rinviare il voto”, elenca un renziano).

Intanto al Senato si preparerà il terreno, con la partita dell’elezione del presidente della commissione Affari costituzionali in sostituzione del ministro Anna Finocchiaro. Ove servisse ad agevolare il dialogo, spiegano fonti Dem, si potrebbe scegliere un presidente non del Pd ma di opposizione.

Intanto Renzi, che ha già fissato una serie di appuntamenti per il partito a fine gennaio, avvierà il suo ‘tour’ sui territori anche alla ricerca di nuove leve (il primo incontro non è ancora stato fissato ma non si esclude possa essere già la prossima settimana) e lavorerà per rafforzare la segreteria del Pd. Se, come scommettono in molti nella maggioranza Dem, il confronto non avrà portato a un accordo politico sulla legge elettorale entro il 24 gennaio, sarà la sentenza della Consulta ad aprire i giochi.

I renziani si augurano che l’Italicum, la legge in vigore alla Camera, dopo le modifiche dalla Consulta sia il più simile possibile al Consultellum del Senato: in quel caso, spiegano, basterebbero piccole correzioni per rendere omogenei i sistemi come auspicato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ma si dovrebbe fare i conti con i tanti parlamentari, anche dentro il Pd e tra i centristi della maggioranza, che non vogliono affrettare il voto: “Non permetteremo – dice Guerini – che si usi la legge elettorale come ostaggio per prolungare la legislatura”.

Ma non contano i Dem di poter avere una mano dai Cinque stelle, che pure dicono di voler votare al più presto. Avanti, dunque, con un occhio al calendario. Per andare alle urne ad aprile, spiegano, si dovrebbero sciogliere le Camere entro marzo, e per votare a giugno entro fine aprile.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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