Italia, USA e legalità. E tanti auguri di buon anno

Una immagine di Sandrine Bakayoko, la giovane donna ivoriana deceduta all'interno del centro di accoglienza a Cona (Venezia). ANSA/PER GENTILE CONCESSIONE DE "LA NUOVA VENEZIA" -----------------------------------------------------------------------------------------
Una immagine di Sandrine Bakayoko, la giovane donna ivoriana deceduta all’interno del centro di accoglienza a Cona (Venezia).
ANSA/PER GENTILE CONCESSIONE DE “LA NUOVA VENEZIA”
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Una delle domande che mi vengono poste più di frequente è: “quali sono le differenze più evidenti tra l’Italia e gli Stati Uniti?”.

L’elenco è potenzialmente infinito, al pari dei punti di contatto, ma grosso modo la mia risposta è sempre la stessa e la sintetizzo in una parola sola: “Legalità”.

Qui, infatti, la legge è legge. E il rispetto della legge è il rispetto della legge. E le procedure sono le procedure.

Lo schema è rigido, al punto da risultare quasi ottuso. Ma funziona perché più chiaro non si potrebbe.
Vi faccio un esempio.

Delinquenza e microcriminalità sono state, anche e soprattutto in città come New York, una grossa piaga fino all’altro ieri (circa 10 anni). La rapina “tipo” era quella orchestrata a danno dei tassisti: salti su una macchina, tiri fuori una pistola ed in pochi secondi ti porti via un bel po’ di contanti.

Il rimedio?
Oggi se aggredisci un driver ti becchi 25 anni di carcere. E non come in Italia, dove tra sconti di pena e lungaggini burocratiche non li vedresti comunque neanche per un omicidio. Ma venticinque. Punto e stop.

Per capire come siamo messi dalle nostre parti, invece, basta guardarsi attorno o sfogliare un giornale qualsiasi.
L’ultimo di una lista interminabile di piccoli e meno piccoli abusi riguarda dei “richiedenti protezione internazionale” (al tempo immigrati, ma adesso tocca chiamarli così) che, nel dar vita ad una rivolta nel centro di accoglienza di Conetta, una frazione del comune di Cona in provincia di Venezia, hanno letteralmente sequestrato 25 operatori della cooperativa Ecofficina.

Il motivo del contendere la morte di una donna ivoriana di 25 anni, Sandrine Bakayoko, vittima di un malore e, a detta dei richiedenti protezione internazionale (perdonate la ridondanza, ma le formule del politically correct sembrano aver oramai prevalso sulla sostanza delle cose), mal assistita dagli operatori del 118 e dello stesso centro di accoglienza. Da qui il “diritto” di prenderli in ostaggio. Persone che, oltre ad essere dei liberi cittadini, stavano pure lavorando per loro.

In un Paese del Primo Mondo la protesta è legittima, deve essere legittima. La violenza no. Così, facile facile. E, chissà, magari sarebbe il caso di ricordarlo anche a tutti quei “manifestanti” (le virgolette sono d’obbligo visto che stiamo parlando di delinquenti comuni) che, per dare sfogo alle proprie frustrazioni, approfittano del corteo di turno per sfasciare negozi, vetrine, spazi e beni pubblici.

Insomma, non sono qui a macchiarmi di nessun discorso razzista nei confronti degli immigrati (richiedenti protezione internazionale, pardon!) e proprio per questo sposto l’accento anche su tanto e tanto altro ancora che riguarda soggetti italiani, italianissimi.

Ma, ricordiamocelo e soprattutto ricordiamoglielo a qualcuno ogni tanto: la legge è la legge e come tale andrebbe rispettata.

E allora che sia un anno in controtendenza, all’insegna della legalità. Negli Stati Uniti come in Italia. Che non sia più un elemento di distanza, ma di comunione.

Che prevalga il rispetto. Della legge e non solo.

Luca Marfé

Twitter: @marfeluca – Instagram: @lucamarfe

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