Ma l’impegno continua

Boulevard di Sabana Grande negli anni '50/'60
Boulevard di Sabana Grande negli anni ’50/’60

CARACAS.- C’era una volta, inizierebbe così, la “favola moderna” (utopia del pensiero) che qualcuno di noi potrebbe narrare, un giorno in cui, mentre la nostalgia sposa la fantasia, volesse tracciare il periglioso percorso di molteplici esperienze di vita. Si… c’era una volta un paese che apriva le braccia all’emigrazione europea… un paese dal quale accarezzandone incredulo, i sorrisi e la bontà, nessun emigrante avrebbe mai pensato di allontanarsi per tornare nella “Patria sua”.

Ed eccoci qui, con tanti anni raccontati e da raccontare, tanti avvenimenti, una realtà che non somiglia più a quei sogni di speranze future. Al suo posto frasi che parlano di altri paesi, frasi che non vorremmo “accettare”: “A Miami, a Panamà, in Spagna, in Italia si vive meglio”.

Si. Forse è vero!!!

Ma… la speranza, è ultima a morire. Anche se camminiamo a testa bassa, per “Sabana Grande” con lo sguardo che scivola sulle vetrine vuote e l’ansia di “tornare presto” tra le mura di casa, per non “vedere”, per “non pensare”, per non ripetere aprendo le mani con desolazione a chi ci chiede aiuto: “Mi dispiace, non ho niente!”.

Oggi, da poco è iniziato l’anno 2017. Qualcuno, ha azzardato un “auguri sinceri”… qualche altro, ha pensato: “Ma di che? Ma di “cosa”?

È sempre tanto (seppur esiguo) l’aiuto che ciascuno di noi può apportare in questa difficile situazione. Abbiamo ricevuto la visita del senatore Casini e prima di altri rappresentanti italiani. Li accoglie il Salone Italia del Centro Italiano Venezolano di Caracas che ogni volta si riempie di connazionali: ciascuno enumera problemi difficili da risolvere, problemi di vita, di come arrivare a fine mese, di come poter acquistare le medicine di cui non si può proprio fare a meno.

Lo sguardo di chi ascolta si vela di tristezza, lo abbiamo notato anche nel senatore Casini. Forse anche lui sapeva che la prima pietra del Centro Italiano Venezolano, (orgoglio della nostra comunità), era stata posta dall’allora Presidente della Repubblica dott. Rafael Caldera. All’entrata principale del nostro Club figurano in bella posta, i nominativi dei suoi indimenticabili fondatori.

Quando il terremoto scosse Caracas (tantissimi anni fa), i nostri connazionali trascorsero giorni e notti, dentro le proprie automobili, “al sicuro” tra i viali e nel piazzale del Centro Italiano Venezolano.

Una storia bella, prolifica, generosa, umana: l'”Emigrazione Italiana in Venezuela” raccontata fedelmente dal fondatore del nostro Giornale “La Voce d’Italia”, Gaetano Bafile, attraverso le pagine del suo Libro intitolato “Passaporto Verde”.

Oggi, quel “Passaporto Verde” è solo il ricordo nostalgico di “storie vissute” in prima persona. Favole “vere” incredibilmente avvincenti, di fiducia e buona volontà.

Ora, giunti (quasi inconsapevoli) ai primi giorni dell’anno 2017, cerchiamo di abbracciare ancora i ricordi per “non dimenticare”, sperando che la vita possa riservarci, nonostante tutto, qualche “lieta sorpresa”. Intanto con l’amore di sempre verso questa “Tierra de Gracia”, proseguiamo il cammino intrapreso oltre mezzo secolo fa dal nostro giornale “La Voce d’Italia”.

(Anna Maria Tiziano)

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