Politici, istituzioni, aziende di Stato e professionisti spiati in Italia

Prima fila, da sinistra: Matteo Renzi e il cardinale Gianfranco Ravasi. Seconda fila, da sinistra: Mario Draghi e Mario Monti. ANSA -----------------------------------------------------------------------------------------
I fratelli Occhionero

ROMA. – Che tipo di informazioni sono state sottratte? Che utilizzo ne è stato fatto? E chi c’è dietro ai fratelli Occhionero? L’inchiesta della Polizia che ha svelato una centrale di spionaggio e dosseriaggio a danno di politici, istituzioni, aziende di Stato e professionisti è solo agli inizi e per gli uomini e le donne della Polizia Postale il lavoro più difficile comincia ora.

“Abbiamo evidenze”, dice il direttore della Polizia Postale e delle Comunicazioni, Roberto di Legami, che guida gli uomini del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico e per la protezione delle infrastrutture critiche – che l’attività di spionaggio “andava avanti dal 2010 e niente può escludere che possano averlo fatto da molto prima”.

I poliziotti hanno scoperto “decine di migliaia di account su cui ci sono stati tentativi di infiltrazione” spiega Di Legami sottolineando che al momento è stato “ricostruito come veniva fatta l’esfiltrazione dei dati, come si procedeva al successivo invio in America e individuato il posto dove il materiale era nascosto”.

Ma ci sono “migliaia di file cifrati che ora dovremo cercare di ‘aprire’ superando le protezioni che sono state poste”. In particolare gli accertamenti dovranno chiarire quale utilizzo sia stato fatto da parte dei fratelli Occhionero dei dati sottratti ai politici e alle istituzioni e se i due possano aver ottenuto vantaggi economici per la società di intermediazione finanziaria, la ‘Westland Securities’, utilizzando le informazioni finanziarie.

Polizia postale

Perché che vi sia stato un qualche fine è evidente e lo dimostra anche il fatto che l’intera rete di computer per infettare i pc, prosegue Legami, sia stata “tenuta e manutenuta per almeno sei anni” nella massima efficienza. Le attività condotte finora, però, “non hanno evidenziato particolari contatti del soggetto, una rete di facilitatori, una rete di mandanti o attività estorsiva”.

Dunque, “il fine ultimo dei file è ancora da capire, anche se riteniamo – conclude il capo della Polizia Postale – che il vantaggio non fosse nella monetizzazione e commercializzazione delle informazioni a professionisti o politici, quanto nel potere che quelle informazioni sono in grado di produrre”.

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