Renzi rilancia la segreteria, mentre la minoranza cerca un “giovane Prodi”

ROMA. – Riparte dalla squadra, Matteo Renzi. Dalla segreteria rinnovata e da un legame più stretto con i territori, laddove riparare la ‘macchina’ Pd può fare la differenza. Il leader Dem torna a Roma per compiere i primi passi della fase ‘operativa’ di rilancio del partito, prima che la prossima settimana la sentenza della Consulta sull’Italicum apra la partita più politica della legge elettorale e della durata della legislatura.

A quel passaggio si sta preparando anche la minoranza bersaniana, sempre più ai ferri corti con il segretario. E nell’ipotesi che si vada davvero a votare a giugno, è già partita la ricerca del candidato ‘alternativo’, quello che Pier Luigi Bersani definisce un “giovane Prodi”.

Mercoledì Renzi riunirà i segretari regionali, mentre per sabato è in programma la mobilitazione dei circoli Pd su tutto il territorio nazionale, con iniziative che lo stesso segretario dovrebbe annunciare in settimana, secondo la logica di un partito più aperto a cittadini non iscritti e società civile. E sempre tra mercoledì e giovedì, potrebbe essere annunciata la nuova squadra del Nazareno.

Il segretario, che in vista di una presenza più costante al partito avrebbe cercato casa a Roma, non ha ancora sciolto la riserva, ma si va definendo il profilo del team che lo affiancherà nella fase di rilancio dopo la sconfitta referendaria e preparazione del futuro programma di governo.

E in questo senso, spiegano fonti Dem, saranno importanti non solo le deleghe di segreteria ma anche l’apporto di personalità come Giuliano Da Empoli, che guida la fondazione Volta, su temi specifici al fianco di Tommaso Nannicini che coordina il lavoro sul programma. Per il resto, accanto a conferme come quelle dell’economista Filippo Taddei e del deputato Emanuele Fiano, dovrebbero esserci nuovi innesti ‘di peso’, come l’ex segretario Ds Piero Fassino e il ministro Maurizio Martina. E poi sindaci (continuano a girare i nomi di Ciro Bonajuto, di Ercolano, e Mattia Palazzi, di Mantova) e lo scrittore Gianrico Carofiglio.

Intanto, mentre è costante il dialogo con Gianni Cuperlo, resta alta la tensione della maggioranza Dem con la minoranza ‘del No’, i bersaniani che hanno votato contro la riforma costituzionale. In una dura intervista a Repubblica, Bersani è tornato a criticare l’analisi della sconfitta referendaria fatta da Renzi: “Non ha capito la lezione, si rischia di tornare a sbattere”.

Ma i renziani scelgono di non replicare per non dare ‘spago’ a “chi martella ogni giorno – spiega un deputato – e rischia di farci avvitare in un dibattito autoreferenziale”. Intanto Roberto Speranza riunirà i parlamentari di Sinistra riformista alla Camera e potrebbe annunciare un’iniziativa politica nelle prossime settimane. E, ferma restando – spiegano i bersaniani – la candidatura di Speranza alla segreteria nel congresso Pd del prossimo autunno, è iniziata la ricerca del candidato premier ‘alternativo’ a Renzi.

Bersani ha parlato di un “giovane Prodi”: il discrimine, viene spiegato, non è anagrafico, ma è la ricerca di un “nuovo Prodi”, una figura capace di unire dalla sinistra al centro, magari proveniente da un “campo non sono del tutto sovrapponibile alla politica”.

In concreto, molto dipenderà dalla data del voto: se si tornasse alle urne a giugno, come vorrebbero i renziani, ci sarebbe meno tempo e, nell’ipotesi di convocazione dei gazebo per le primarie, bisognerebbe lanciare una candidatura “entro febbraio”. E allora, spiega più di un parlamentare della sinistra Dem, potrebbe farsi largo un profilo come quello di Enrico Letta.

In ogni caso si cercherà il nome che faccia conquistare “il più largo consenso”, anche in vista della formazione delle liste. Altrimenti, nell’ipotesi più gradita alla minoranza, ci sarà tempo fino a fine legislatura per costruire una proposta.

(di Serenella Mattera/ANSA)

1 comments

Bersani e la sinistra stalinista cercano un novello Prodi? Ma non l’avevano trovato in Roberto Speranza, che avrebbe dovuto sfidare alle primarie Renzi! La verità è che ormai la politica è caratterizzata da una forte contrapposizione fra i moderati di centro, europeisti e riformisti, aperti al dialogo per le relazioni democratiche, locali, nazionali, europee e mondiali e gli estremisti, di destra e di sinistra, che vogliono disattendere le regole democratiche all’insegna delle riforme istituzionali, che combattono tutto e tutti e sono solidali, solo per opportunismo con tutti coloro che creano il caos e la destabilizzazione. Il povero Renzi dovrà pagare un prezzo per recuperare la parte ostica della sinistra stalinista, concedendo una poltrona, magari come futuro capo dello Stato a Prodi, che, quando divenne premier, fu fregato da D’alema, il capo dell’opposizione verso Renzi, sempre per motivi di poltrone e di interessi di basso profilo. Spero che prevalga il buon senso della moderazione e che Renzi cambi il partito democratico in meglio, aprendolo agli interessi di tutti gli Italiani, sottraendolo in tal modo alla ghettizzazione massimalista, radicale e populista, come vorrebbe la sinistra stalinista. Non sono lontani i tempi di Bertinotti, espressione della sinistra settaria, che al tempo delle brigate rosse, dopo l’attentato a D’antona, commentava il volantino delle brigate rosse, rinvenuto in un cassonetto, quasi a prendere in considerazione qualche brandello del pensiero delirante di quei delinquenti. Sto parlando dello stesso Bertinotti che quando qualcuno esprimeva una idea, chiedeva, non se era valida quella idea, ma chi l’aveva detta: se l’aveva detta uno di destra o uno di sinistra. La concezione manichea della sinistra settaria ed antidemocratica, che vuole dividere il nostro popolo in buoni e cattivi (i buoni a sinistra ed i cattivi a destra) non porta da nessuna parte. Ecco perché sono convinto che Renzi, al di là degli errori commessi per inesperienza, sia giustamente animato da buoni propositi e voglia cambiare in meglio l’Italia, per farne un paese moderno e democratico, dove ci sia posto per tutti gli Italiani onesti e laboriosi, che vanno premiati per i loro meriti, per le loro idee vincenti, a prescindere dal fatto che siano di destra o di sinistra. L’Italia vera è quella del popolo onesto che collabora per il bene del paese e non quella di chi alimenta odio, zizzania e settarismo di basso profilo.

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