Globalizzazione e lavoro, il M5s “interroga” il futuro

ROMA. – La globalizzazione, lo sviluppo dei metodi organizzativi, il progresso tecnologico, la longevità, i flussi migratori come influiranno sulla creazione e sulla distruzione dei posti di lavoro? Quali professioni sopravviveranno? Quale modello organizzativo prevarrà? E i conflitti sociali, di genere o di razza, avranno riflessi?

Sono alcune delle tante domande a cui prova a rispondere uno studio commissionato al sociologo Domenico De Masi dal M5s e di cui si sta discutendo in una due giorni di studio e di lavoro organizzata dal gruppo pentastellato alla Camera.

“Per la prima volta si parla di futuro e non di populismo. E’ bellissimo, sono quasi commosso” stenta a credere Beppe Grillo sceso a Roma per partecipare a questa riflessione corale su un tema da sempre a cuore del leader pentastellato. E declinato spesso dai palchi delle sue kermesse politiche e nei suoi spettacoli da comico-irridente e visionario sempre premettendo: “Io sono un commediante, un comico che si trova a parlare di futuro ma non è il mio ruolo”.

“Il lavoro da reddito scomparirà” è la sua tesi, per questo occorre ripensare al futuro dalle fondamenta del vivere sociale. “Ho sentito dire da tanti esperti qui dentro che è necessario un reddito universale. Questa non è una crisi di reddito o di lavoro, una crisi non dura quindici anni: siamo davanti a un cambiamento” ragiona Grillo che ripete: “Il futuro bisogna andarselo a prendere ma avendo chiaro che tipo di società vogliamo”.

Invitato a dire la sua dallo stesso De Masi che lo introduce scherzando: “Mi ha chiamato Grillo e mi ha chiesto se lo invitavamo al convegno, gli ho detto sì purché stai zitto”, lui è il solito fiume in piena: “non credo nell’intelligenza artificiale”. O meglio, “serve se la inietti nel cervello umano” e “serve capire cosa vogliamo dalla vita. Credo – continua – che gli imprenditori dovranno preoccuparsi di produrre servizi, non cose: non frigoriferi ma freddo”.

Con De Masi l’intesa sembra scoccata anche se gli undici esperti chiamati a contribuire alla ricerca (Leonardo Becchetti, Federico Butera, Nicola Cacace, Luca De Biase, Donata Francescato, Diego Fusaro, Fabiano Longoni, Walter Passerini, Umberto Romagnoli, Riccardo Staglianò, Michele Tiraboschi) non sono stati formalmente messi al corrente dell’identità del committente dello studio.

Lo sforzo di allargare il dibattito oltre gli ambiti del Movimento centra l’obiettivo: in platea sfilano volti noti del Pd, tra i quali anche il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, il leader di SinistraDem Gianni Cuperlo, l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio e la ‘tuta blu’ della Fiom Giorgio Cremaschi.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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