Gentiloni annuncia un decreto legge sulla cyber-security

Tasto con la scritta "Cyber security" nella tastiera di un computer.

ROMA. – Sale la minaccia cyber ed il Governo interverrà a breve con un decreto per modificare l’architettura della difesa dagli attacchi, dando un ruolo di coordinamento al Dis. Lo ha riferito – a quanto si apprende – il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ascoltato in audizione dal Copasir per circa due ore. Al suo fianco il direttore del Dis, Alessandro Pansa. Il premier avrebbe espresso l’intenzione di non cedere per ora la delega all’intelligence.

E’ il decreto Monti del gennaio 2013 a definire gli “indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale”. Ma, come ha spiegato il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, “in questo campo quattro anni sono un’era geologica e da parte di Gentiloni c’è la consapevolezza di dover intervenire sul decreto e noi siamo pronti ad esaminare un’eventuale proposta del Governo”.

Tramontata l’idea, maturata tempo fa dall’ex premier Matteo Renzi, di nominare una sorta di ‘zar della cyber-sicurezza’ (Marco Carrai era l’ipotesi circolata), resta comunque l’intenzione di migliorare la risposta del sistema-Italia sia dal punto di vista della prevenzione sia da quello della gestione degli attacchi.

Tanti i soggetti attualmente coinvolti dal Piano: dall’Ufficio del Consigliere militare di Palazzo Chigi al Dis, ai vari ministeri. Quanto fatto finora, avrebbe riconosciuto Gentiloni, non è sufficiente. C’è quindi la necessità di oliare la macchina, eliminare sovrapposizioni e definire con chiarezza le responsabilità di ognuno. Nel giro di un mese potrebbe così essere approvato un decreto di modifica del precedente provvedimento firmato Monti che in sostanza incardinerebbe presso il Dis il punto di coordinamento del sistema di cyber-difesa, nell’ambito del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, che assicura il coinvolgimento dei ministeri interessati. Nuovo personale da destinare a questa funzione potrebbe essere assunto.

Nel corso dell’audizione Gentiloni ha letto una relazione sulle varie minacce alla sicurezza dell’Italia, rispondendo poi in maniera esaustiva alle domande dei membri del Copasir. Sulla Libia, il premier avrebbe parlato di situazione “delicata”, anche alla luce dell’esplosione a poca distanza dall’ambasciata italiana appena riaperta a Tripoli. Non è affatto solido il Governo di Fayez al Serray, ma Roma intende rimanere interlocutore privilegiato dell’unico esecutivo riconosciuto dall’Onu.

“L’apertura dell’ambasciata a Tripoli – ha sottolineato Stucchi – è un segnale importante dato a quel Paese in cambio di risposte che devono essere date in termini di sicurezza alla comunità italiana e alla comunità occidentale”.

Tra le riposte attese c’è il blocco delle partenze di migranti: importante a questo fine potrebbe essere la missione europea Eunavformed che però per essere efficace dovrebbe passare alla fase 2B, che prevede la possibilità di agire in acque territoriali libiche. Ma ad ora non ci sono le condizioni per questo passaggio.

Sul fronte della minaccia terroristica Gentiloni ha assicurato che c’è la “massima attenzione” ed ha espresso piena fiducia negli apparati di sicurezza. A preoccupare sono sempre i foreign fighters (116 quelli che hanno avuto a che fare con l’Italia) di ritorno e chi si radicalizza sul web e nelle carceri.

Infine, si è parlato anche del caso Regeni, alla vigilia del primo anniversario della sua uccisione. Il premier avrebbe sottolineato i passi avanti nelle indagini da parte della magistratura italiana ed espresso la volontà di dare una riposta alla famiglia del ragazzo, arrivando alla verità su quanto accaduto.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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