In Ucraina si riaccende il conflitto nel Donbass

Snizhne, Ukraine. ©Capucine Granier-Deferre
Snizhne, Ukraine.
©Capucine Granier-Deferre

MOSCA. – Nel Donbass si torna a combattere. Il conflitto nel sud-est ucraino si è riacceso portandosi via le vite di soldati, separatisti e, come sempre, civili. Solo negli ultimi due giorni, sono morti almeno quattro soldati e tre ribelli filorussi. Ci sono vittime anche tra la popolazione, ma il numero esatto non è chiaro. I feriti sono diverse decine.

Gli scontri più violenti si registrano, già da almeno un paio di giorni, nella zona di Avdiivka: una cittadina controllata dalle truppe di Kiev e non lontana da Donetsk. Si tratta di un luogo di notevole valore strategico, non solo per la vicinanza alla città più importante dei ribelli e alle strade usate da questi per trasportare armi e munizioni, ma anche per gli impianti industriali che ospita.

Ad Avdiivka la guerra ha lasciato la gente senza acqua, elettricità e riscaldamenti (le temperature in questo periodo sono rigide, attorno a 18 gradi sottozero), e i testimoni parlano di “file per il pane” e di pochi negozi aperti. Le autorità ucraine hanno quindi annunciato che il centro abitato potrebbe essere presto evacuato: in questo momento dovrebbero esserci tra le 16 e le 22mila persone, e ogni giorno fino a 8.000 potrebbero essere portate nei paesi vicini per fuggire da quello che la presidenza ucraina ha definito “uno stato di emergenza che rasenta il disastro umanitario”.

Una situazione che il presidente Petro Poroshenko ha giudicato così grave da interrompere la sua visita ufficiale a Berlino anticipando il ritorno in patria. Anche questa nuova escalation di violenze – la prima da quando alla Casa Bianca c’è Donald Trump, che preoccupa Kiev con le sue aperture verso la Russia – vede il governo ucraino e i separatisti filorussi accusarsi a vicenda di aver ripreso le ostilità. Ma stavolta i ribelli puntano il dito contro Kiev anche per un blackout che ha costretto a restare sottoterra per diverse ore 207 minatori della pericolosa miniera Zasyadko, dove due anni fa un’esplosione causata da una fuga di metano uccise 33 persone.

Ieri, per fortuna, non si sono registrate vittime, solo tanta paura. Secondo i separatisti, sono stati i bombardamenti dell’artiglieria ucraina a provocare l’interruzione delle forniture di energia elettrica alla miniera, ma una volta risolto il problema e rimessi in funzione gli ascensori, tutti gli operai sono potuti tornare in superficie.

Non si è fatto attendere neanche il consueto scambio di accuse tra Russia e Ucraina. Il Cremlino – che secondo Kiev e i suoi alleati occidentali sostiene militarmente i separatisti – ha denunciato le “azioni aggressive delle forze armate ucraine” definendole una minaccia alla “messa in atto degli accordi di Minsk” siglati due anni fa per cercare di mettere fine al conflitto.

Una dichiarazione praticamente uguale ma ovviamente in direzione inversa è arrivata dal ministero degli Esteri ucraino: i nuovi combattimenti – dicono a Kiev – sono “una chiara indicazione del continuato e palese disprezzo della Russia per i suoi obblighi sanciti dagli accordi di Minsk”.

(di Giuseppe Agliastro/ANSA)

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