I nove saggi della Corte, il futuro dell’America nelle loro mani

SHAWN THEW / ANSA / LI
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NEW YORK. – E’ il massimo organo giudiziario negli Stati Uniti e – dalla fine della segregazione razziale al via libera alle nozze gay, passando per la legalizzazione dell’aborto – le sue decisioni hanno da sempre un impatto enorme sul futuro di un’intero Paese come l’America. Con conseguenze che spesso vanno ben oltre i confini nazionali, promuovendo tendenze seguite in tutto il mondo occidentale.

Una responsabilità enorme, dunque, quella dei nove ‘saggi’ di Washington, che restano in carica a vita e hanno l’ultima parola su questioni cruciali per milioni di persone. Per questo la composizione della Corte diventa determinante per imprimere alla prima potenza mondiale una svolta progressista o conservatrice che può durare per decenni.

Insediatasi per la prima volta nel 1790, è composta da nove giudici costituzionali nominati dal presidente degli Stati Uniti e confermati dal Senato. Uno di loro è il Chief Justice of the United States, che presiede l’organo. Attualmente è John Roberts, nominato da George W. Bush. Un conservatore, dunque, insieme ad altri tre ‘saggi’ scelti da presidenti repubblicani: Clarence Thomas (Bush padre), Samuel Alito (Bush figlio) e Anthony Kennedy (Ronald Reagan). Di nomina democratica invece Ruth Ginsburg e Stephen Breyer (nominati da Bill Clinton) e Sonia Sotomayor e Elena Jagan (nominate da Barack Obama).

Con la scelta dell’ultraconservatore Neil Gorsuch fatta da Donald Trump, i giudici di nomina repubblicana tornano dunque ad essere cinque (come ai tempi di Anthony Scalia). Sempre più determinante diventa allora la figura di Anthony Kennedy, che spesso in passato ha votato in linea con le posizioni democratiche (vedi la legalizzazione dei matrimoni gay) distinguendosi come vero e proprio ‘ago della bilancia’.

Tra le sentenze più famose ed entrate nella storia, la ‘Brown v. Border of Education’ del 1954 che sancì la fine della segregazione razziale nelle scuole pubbliche, la ‘Roe v. Wade’ del 1973 che legalizzò l’aborto, la ‘Bush v. Gore’ che sancì il vincitore delle controverse elezioni presidenziali del 2000, fino all’iconica decisione per il movimento Lgbt del 2015 che sancì la fine del matrimonio concepito come unione solo tra uomo e donna.

Alcune questioni come quella dell’aborto, però, restano ancora aperte, così come altre che sono al vaglio della Corte e che riguardano i diritti delle donne (vedi la contraccezione), dei transgender, dei lavoratori e degli studenti universitari.

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