Futuro ambasciatore di Trump in Ue attacca l’euro e l’Europa

Ted Malloch, probabile futuro ambasciatore degli Usa in Ue
Ted Malloch, probabile futuro ambasciatore degli Usa in Ue

BERLINO. – L’euro è uno “strumento imperfetto” e ci saranno altre Brexit, un paio già immaginabili. Si esprime così Ted Malloch, probabile futuro ambasciatore degli Usa in Ue, che rilancia gli affondi dei giorni scorsi dalle pagine di Der Spiegel. In un’intervista Malloch ha rafforzato tesi già esposte nei giorni scorsi. “Per gli Usa è meglio collaborare in bilaterale con i singoli Stati Ue. Anche perché, detto apertamente, ci troveremmo in vantaggio”, ha affermato senza giri di parole. E ancora: “Qualora sedessi al tavolo di una banca di investimento, punterei contro l’euro”.

Colui che dovrebbe rappresentare Washington a Bruxelles invita a “guardarsi attorno in Europa, potete già mettere due iniziali davanti alla parola exit”. Che Malloch non si sforzi affatto in esercizi di diplomazia dando libero sfogo al suo euroscettiscimo era già stato evidente giorni fa, con le dichiarazioni rilasciate alla Bbc.

All’emittente britannica aveva affermato di prevedere il crollo della moneta unica “nel giro del prossimo anno e mezzo”, paragonando inoltre il suo ruolo nei confronti dell’Ue a quello che egli stesso svolse negli anni ’80 contro l’Unione sovietica.

Parole che hanno fatto scattare l’allarme al parlamento europeo, dove i leader dei popolari, dei socialisti e dei liberali hanno chiesto ai vertici dell’Ue di non accreditarlo come rappresentante Usa, qualora fosse davvero proposto.

In uno scenario ancora molto incerto, un segnale di distensione è emerso invece dalla prima visita di Sigmar Gabriel al suo omologo americano Rex Tillerson, a Washington. Il vicecancelliere, da qualche giorno insediatosi al ministero degli Esteri, è rimasto favorevolmente sorpreso dalla bilaterale, ha scritto la Bild.

“Sono stato molto contento del fatto che vi sia una visione comune su parecchie cose”, ha affermato. Nonostante le divergenze su dossier importanti come immigrazione, Ucraina e Russia, che non sarebbero emerse però nei colloqui, il vicepresidente Pence e Tillerson “hanno chiarito di avere interesse a un rafforzamento dell’Europa, e di non interpretare la Brexit come l’inizio dello smantellamento dell’Ue”.

Lo stesso Gabriel ha però sottolineato che la politica estera è nelle mani del presidente degli Stati Uniti. Non è affatto chiaro quanto questo collega, che parrebbe bene intenzionato nei confronti dell’Ue, inciderà sulle scelte effettive di Donald Trump.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)

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