Draghi, l’imperturbabile argine a Trump e Le Pen

Mario Draghi con il dito puntato
Mario Draghi (DANIEL ROLAND/AFP/Getty Images)
DANIEL ROLAND/AFP/Getty Images)

ROMA. – L’incarico di presidente della Bce per Mario Draghi durerà ancora tre anni. La sua difesa dei valori europei, con la moneta ”irrevocabile” e il timore dei ”protezionismi” d’oltreoceano, è chiaramente connaturata al ruolo di guardiano della moneta unica. Ma viene letta anche in chiave politica. Tanto che ”Il Fatto” ha inserito la bandiera europea nella testata e in prima pagina saluta il quello che definisce il ”partito di Draghi” ”contro il trampismo e la retorica disfattista”. Non la pensa così invece il blog di Beppe Grillo, che lancia un messaggio a Francoforte che non lascia dubbi:”comanda il popolo, non Draghi”.

Non è la prima volta che il presidente della Bce viene tirato in ballo con la volontà di affidargli un ruolo non tecnico. E’ capitato anche nel 2015 quando l’Italia era alle prese con la scelta del futuro presidente della Repubblica, partita che ha poi portato alla nomina di Sergio Mattarella.

”E’ un grande onore naturalmente per me essere preso in considerazione, ma non è il mio lavoro”, rispose allora con britannico aplomb ad un intervistatore della tedesca Zeit. ”Importante è il lavoro che sto volgendo adesso – ha aggiunto – Ne sono contento e continuerò a svolgerlo”. Le sirene della politica non sembrano per il momento un richiamo per il ”numero uno” dei banchieri europei.

Il miglior aggettivo per definirlo è imperturbabile. Così come quando una contestatrice gli saltò sulla sua scrivania durante una conferenza stampa all’Eurotower. Ma non per questo evita di affrontare, con il ruolo del supertecnico, dossier politici. Criticato dai tedeschi per le attenzioni riservate all’Italia e contemporaneamente considerato da altri strenuo difensore della politica tedesca incarnata dalla Merkel.

Fedele alla sua linea, consapevole di rappresentare l’unico centro decisionale unico dotato di forza di intervento in Europa, sembra anteporre gli obiettivi ai consensi. Come al suo debutto quando in maniera inattesa tagliò i tassi europei di un quarto di punto, o quando imboccò la strada del quantitative easing, così ostica per i tedeschi.

”Sono italiano, ma questo è un tema che non appassiona nessuno al mondo a parte i media tedeschi”, disse liquidando le critiche. ”Che differenza farebbe se un non italiano fosse al posto mio? Nessuna”.

Nel suo ruolo di garante dell’euro e della stabilità in Europa non ha certo lesinato le critiche indirette al neo presidente Usa che punta a smontare la riforma delle regole di Wall Street. Fino a schierarsi, nonostante i tanti scontri verbali del passato con Weidmann e Scauble, a difesa della Germania, accusata da Trump di speculare.

Il suo surplus commerciale – ha spiegato – riflette la forza economica del Paese. Una frase che agli altri Paesi europei, invitati a non cercare spazi fiscali dove spazi non ci sono, non deve proprio essere suonata positivamente.

(di Corrado Chiominto/ANSA)

Lascia un commento