Legge elettorale: “Dalla Corte monito chiaro o rischio caos”

Corte Costituzionale

ROMA. – La decisione sull’Italicum e le motivazioni della Consulta che seguiranno a breve, forse già tra giovedì e venerdì perché la spinta a far presto è forte, sono frutto del compromesso di tre diverse ‘anime’ della Corte.

Una presidenziale, che annovera Giuliano Amato e Marta Cartabia, e guarda a Sergio Mattarella, ma anche al suo predecessore Giorgio Napolitano; una più renziana, con Augusto Barbera, Giulio Prosperetti e, su questo punto, anche Franco Modugno, che ha fatto sì che restassero i capilista bloccati; e una composta per lo più, ma non solo, da giudici provenienti dalle magistrature, tra cui probabilmente lo stesso presidente Paolo Grossi e Silvana Sciarra, che avrebbe voluto ‘demolire’ in maniera più radicale l’Italicum.

Con questo quadro di partenza potrebbe essere più difficile avere motivazioni che contengano un monito unidirezionale?

“Potrebbe – risponde il costituzionalista Stelio Mangiameli – ma spero che così non sia. Se mancasse un monito forte, si scatenerebbe di nuovo la corsa del voto subito, anche se ormai prima di giugno non è possibile votare. Per questo auspico paletti chiari dalla Corte”.

“Il problema di fondo – osserva il giurista – è capire se la Corte ha dichiarato incostituzionale il ballottaggio in sé e per sé o, più probabilmente, per come previsto nell’Italicum. In questo secondo caso resta aperta la possibilità per il Parlamento di scrivere una legge che preveda il secondo turno con l’ipotesi di un premio e con l’apertura alle coalizioni, su cui la Corte potrebbe nella sentenza fornire delle indicazioni”.

La Corte, però, aveva detto che dalla sua sentenza usciva una legge subito applicabile.

“Quella è una clausola di stile che la Corte doveva inserire per sottolineare di aver assolto all’obbligo costituzionale di non lasciare il paese senza legge elettorale. Ma con un proporzionale puro, come quello che residua dalla sentenza, nello scenario politico attuale non sarà possibile formare alcun governo e si rischia una situazione di ingovernabilità”.

Quindi la Corte potrebbe nella sentenza caldeggiare le coalizioni, non previste nell’Italicum.

“Tra le righe, sì. Nel colpire il secondo turno slegato da qualsiasi soglia di voti e indicando che invece per passare al secondo turno un quorum di voti minimo serve, potrebbe agganciare quest’ultima condizione a un’apertura verso le coalizioni, la cui preclusione potrebbe essere ritenuta non necessaria”.

Più difficile prevedere se ci si debba attendere qualcosa in tema di capilista bloccati.

“L’ordinanza con cui era stata sollevata questa specifica questione – fa notare Mangiameli – era sul punto contraddittoria e forse proprio su questo si è fatto leva per respingere il rilievo. Quando esaminò il Porcellum, la Consulta bocciò le liste bloccate. Ora la Corte potrebbe riprendere quel principio e fornire un indirizzo in cui indicare al legislatore che sarebbe meglio passare a collegi uninominali o a circoscrizioni anche piccole, ma con il voto di preferenza, in ogni caso superando il problema dei capilista”.

(di Eva Bosco/ANSA)

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