Venezuela, prosegue la polemica sulla legalizzazione dei partiti politici

ROMA – Prosegue la polemica esplosa dopo la decisione del Consiglio Nazionale Elettorale di concedere appena un fine settimana, che si riduce a solo 14 ore, ai partiti politici per raccogliere le firme necessarie per iscriversi al registro elettorale. A fare la voce grossa non sono solo i grossi partiti dello “status” – leggasi Acción Democrática o Primero Justicia – ma soprattutto quelli piú piccoli per i quali è assai più difficile raggiungere il limite dello 0,5 per cento dei votanti per ogni stato.
Henry Ramos Allup, ex presidente del Parlamento, deputato e Segretario Generale di Acción Democrática, ha accusato l’organismo elettorale di voler cancellare dal mappa politico venezuelano i partiti dell’opposizione. Per il deputato il numero dei seggi nei quali i militanti potranno firmare per permettere la legalizzazione del loro partito risultano insufficienti.
Dal canto suo, Juan Barreto, ex Sindaco di Caracas, ha sostenuto che quella del Consiglio nazionale elettorale è una decisione presa alla troppo leggera. E sottolineato che se l’organismo elettorale non rettifica saranno cancellati con un colpo di spugna i partiti. Si negherà, quindi a suo avviso, la pluralità di idee.
– Senza partiti politici – ha affermato Barreto – non vi sarà partecipazione elettorale né democrazia.
Il politico, inoltre, ha sostenuto l’illegalità della presenza della macchine “ad hoc” per registrare l’impronta digitale dei militanti e simpatizzanti dei partiti.
L’esponente del movimento “Redes”, poi, ha affermato che probabilmente lo storico Partito Comunista si rifiuterá di partecipare, preferendo restare nel limbo dell’illegalità, e non ha scartato che “Redes” possa seguire lo stesso cammino.

E mentre il dibattito in Venezuela coinvolge la maggioranza dei partiti politici che temono di non poter iscriversi al Cne, preoccupa lo “scandalo dei passaporti”, denunciato dalla catena dalla Cnn. Infatti, stando all’emittente “all-news”, l’ambasciata venezuelana in Iraq avrebbe presuntamente emesso, dietro lauti compensi, centinaia di passaporti, carte d’identità e visti a cittadini mediorientali. Si teme che anche a persone legate alla formazione terroristica Hezbollah. L’inchiesta, che sarebbe durata circa un anno, è stata condotta dall’ americana Cnn assieme alla consociata Cnn in lingua spagnola.

Il colosso americano dell’informazione televisiva attribuirebbe le indiscrezioni a Misael Lopez, un ex consigliere legale 41enne dell’ambasciata in Iraq. Questi avrebbe deciso di denunciare il redditizio commercio di passaporti e visti presumibilmente intrapreso nella rappresentanza diplomatica di Caracas.
I passaporti ed i visti, stando alla Cnn, venivano venduti per migliaia di dollari. In occasioni, il prezzo pagato avrebbe raggiunto anche i 10.000 dollari a visto.
Il passaporto venezuelano, ha ricordato l’emittente americana, consente l’ingresso senza visto in oltre 130 Paesi, inclusi 26 Paesi dell’UE. Lopez avrebbe denunciato il traffico dei documenti anche all’Fbi.
L’ambasciata venezuelana ha rispedito, negando ogni responsabilità, le accuse al mittente.

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