Ue: “Bene l’impegno di Roma sui conti”. Rischi banche e politica

BRUXELLES. – “Nessun ultimatum” sui conti, anzi il riconoscimento degli impegni presi sulle misure aggiuntive per lo 0,2% entro aprile e le “buone speranze” di arrivare a una soluzione “insieme” tra Roma e Bruxelles. La Commissione Ue nelle sue previsioni economiche d’inverno smorza i toni e rivede le stime, e ritocca al rialzo il pil a +0,9% da +0,7% e al ribasso il deficit da +2,4% a +2,3% per il 2016 allineando così le cifre a quelle italiane da cui emerge però che, a politiche invariate, la situazione è in salita per il 2017 e 2018.

Pesano infatti i rischi per la situazione delle banche e l’incertezza politica, nonché le debolezze strutturali. Servono quindi i dettagli delle misure, anche perché pende come una spada di Damocle la valutazione in corso del percorso del debito italiano, sotto la lente di Bruxelles da tempo.

Con un 133,3% nel 2017, potrebbe non bastare la ripartenza europea a mettere al riparo l’Italia da turbolenze sui mercati: Bruxelles teme che il ritorno per la prima volta in quasi dieci anni del segno ‘più’ davanti a tutte le economie dei 28 non possa riuscire a contrastare il contesto politico più incerto che mai tra Brexit, Trump e le elezioni in sentore di deriva populista in Paesi chiave come Francia e Germania.

a Commissione Ue “prende nota positivamente dell’impegno preso dal governo per adottare misure di bilancio aggiuntive per un valore complessivo dello 0,2% del Pil entro aprile 2017”, si legge nelle previsioni economiche, dove si precisa che queste saranno “prese in considerazione non appena saranno disponibili sufficienti dettagli” per valutarne l’impatto sui conti.

Altrimenti, a politiche invariate, questi rischiano di non rispettare le regole Ue: deficit al 2,4% nel 2017 e 2,6% nel 2018, e un saldo strutturale in salita libera rispettivamente a -2% e -2,5% con un impatto negativo sul debito. Che continua a non scendere: 133,3% nel 2017 e 133,1% nel 2018. E’ qui che, ancora una volta, si gioca la partita con Bruxelles: atteso per il 22 febbraio, il rapporto sul debito italiano è in realtà già stato praticamente ultimato dai tecnici della Commissione.

A mancare, sono le cifre e il calendario delle nuove misure che potrebbero fare la differenza. Sarà però una decisione politica – che non deve necessariamente arrivare insieme all’analisi del 22, ma anche dopo – se aprire o meno una procedura per debito eccessivo.

I lavori “sono in corso”, ha detto il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici, assicurando di essere “a fianco dell’Italia” e che “si terrà conto di tutti i fattori che possono spiegare perché il Paese non rispetta la regola sul debito”. “Non c’è nessun ultimatum”, ha quindi sottolineato in riferimento ad alcuni articoli della stampa italiana “un po’ nervosa” e con “sovrainterpretazioni e reazioni eccessive”.

Resta comunque il fatto che l’Italia sia fanalino di coda dei Paesi Ue per la crescita, in un’ignominiosa cartina dei 28 in cui lo Stivale è l’unico ad essere ‘maglia nera’ sotto l’1% di pil nel 2017, con solo +0,9%. La Germania invece crescer+ dall’1,6%, la Spagna del 2,3%, la Francia dell’1,4%, la Grecia del 3,1%.

“L’incertezza politica e il lento aggiustamento del settore bancario pongono rischi al ribasso alle prospettive di crescita dell’Italia”, scrive Bruxelles, evidenziando poi che la disoccupazione “resta alta” (11,6% nel 2017) mentre “rallenta” l’occupazione con la fine dagli incentivi fiscali.

Non è questione di elezioni anticipate in Italia, su cui la Commissione non intende interferire, ma della riforma della legge elettorale, e dell’instabilità politica tra turbolenze europee e globali dove a soffiare sono sempre più i venti del populismo. Un monito chiaro arrivato ancora da Moscovici. “I rischi politici” che pesano sulle prospettive di crescita, ha avvertito, “sono presenti in tutta l’Ue, in molti Paesi, e hanno un nome molto chiaro: populismo anti-europeo, con questa volontà che considero assurda e pericolosa, dovunque essa sia e che è presente in Francia prima che in Italia, di voler uscire dall’euro e dall’Ue”.

(di Lucia Sali/ANSA)

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