Editoria: accordo tra i soci, L’Unità non chiude

ROMA. – L’Unità non chiude. La storica testata, fondata nel 1924 da Antonio Gramsci e finita ancora una volta a rischio liquidazione, potrà proseguire la sua attività grazie all’accordo trovato nell’assemblea dei soci: Piesse, che controlla l’80%, ed Eyu con il 20%, hanno “assunto decisioni anche in merito al riequilibrio della situazione patrimoniale della società”.

L’accordo, a quanto si apprende, prevede la crescita della quota di Piesse dall’80 al 90% e la riduzione della partecipazione di Eyu, la fondazione del Pd, dal 20 al 10%. Sarà Piesse a farsi carico della ricapitalizzazione. Per rimpinguare le casse societarie sarebbe stato messo per il momento sul piatto 1 milione e mezzo di euro, a fronte di una chiusura dell’ultimo bilancio con un passivo attorno i 4 milioni di euro.

Gli accordi tra le parti, che non riguardano solo la parte economica – dovrebbero consentire di contenere fortemente le perdite. L’accordo – si apprende ancora – prevede che entro i prossimi 60 giorni sia messo a punto il piano editoriale, con il passaggio del sito sotto la testata che si chiamerà Unità.it (oggi il blog Unità.tv è realizzato da una redazione esterna).

In base al progetto verranno definiti i tagli al personale, che ora conta 28 redattori. La decisione dei soci arriva nel pieno della battaglia all’interno del Pd, con l’ipotesi scissione alle porte, e dopo una dura lotta condotta dalla redazione, guidata da Sergio Staino, contro i licenziamenti collettivi senza ammortizzatori sociali che erano stati annunciati nelle scorse settimane dall’ad Guido Stefanelli.

Una mobilitazione culminata negli appelli e nei successivi contrasti con Matteo Renzi. Il segretario del Pd aveva comunque assicurato nei giorni scorsi a Staino l’impegno del partito per il futuro del giornale: “Figurati se chiudo l’Unità sotto elezioni, perché ormai siamo sotto elezioni, mi ha detto Renzi – aveva riferito il direttore a Radio Popolare -. Ma non ha fatto nulla per salvarla”.

E oggi Staino ha scritto un sms a Renzi: “Si riparte. In prognosi riservata ma si riparte”. “Sono stati bravi sia la società che il partito – spiega Staino all’ANSA – anche se ci saranno conseguenze dolorose per il ridimensionamento della forza lavoro. Non conosco ancora i dettagli economici della decisione, ma dopo aver sistemato la situazione economica occorrerà ripensare il giornale, mettere mano al progetto editoriale sia dell’edizione cartacea che del sito”.

I distinguo arrivano anche dal comitato di redazione: “L’Unità è viva, ma non è ancora salva”. Il cdr plaude alla ricapitalizzazione e alla riscrittura degli accordi parasociali, che “permetterà all’Unità di rientrare in possesso del proprio spazio web unita.it”.

Ma restano i timori sul futuro dei lavoratori: “Nonostante le rassicurazioni, l’azienda non ha dato risposte concrete sui progetti editoriali e sulla salvaguardia dei posti di lavoro. Accogliamo con favore la disponibilità espressa dal socio di maggioranza a lavorare in collaborazione con la direzione e la redazione per la stesura di un piano editoriale che individui e valorizzi le potenzialità di crescita dell’Unità, tuttavia riteniamo ancora insufficienti le risposte ai nostri interrogativi sul piano industriale. Non sono ancora arrivate, infatti, garanzie sulla salvaguardia dei livelli occupazionali – conclude il cdr – e smentite sulle voci secondo le quali sarebbe intenzione dell’azienda procedere ad un pesante intervento di riduzione del costo del lavoro”.

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