Washington Post cambia la testata web: Democrazia muore nel buio

WASHINGTON. – “La democrazia muore nell’oscurità”: è il monito che il Washington Post ha aggiunto sotto la propria testata online. Una decisione che arriva nel pieno della guerra tra Donald Trump e i media “corrotti”, “disonesti”, “fallimentari”, fonti di “fake news”. E che ricalca il monito lanciato nei giorni scorsi da una delle sue ex firme più prestigiose, Bob Woodward: “Senza il giornalismo, la democrazia muore nel buio”, aveva denunciato il leggendario cronista del ‘Watergate’ attaccando l’amministrazione Trump, che ora sta facendo pressioni sulla Cnn per la sua copertura “faziosa”.

Il Wp è in prima fila nello scontro con il presidente. Come il New York Times, che sembra ancora più esposto alle critiche di Trump, il quale in conferenza stampa ha aggredito il reporter del maggiore quotidiano nazionale usando un’espressione di scherno: “The failed New York Times”. Fallito, fallimentare, anche se in realtà il numero dei suoi lettori e abbonati è in crescita.

Il quotidiano ha risposto dedicando al presidente due editoriali, uno per invocare la nomina di uno Special Prosecutor, un alto magistrato inquirente con poteri speciali per un’inchiesta sulla Putin-connection, l’altro per invitarlo a rassegnarsi: non serve insultare i media “per distrarre dagli eventi reali” e dagli incidenti della sua amministrazione, si abitui ad una stampa scomoda perché “non c’è alternativa ragionevole al potere della curiosità umana in una democrazia”.

Ma la bestia nera del tycoon è la Cnn, ritenuta una tv ‘contro’, generatrice di ‘fake news’ e puntualmente esclusa dalle domande durante le conferenze stampa, dove il magnate dà la parola alle testate ‘amiche’. Per tentare di addomesticarla, come rivela il Wsj, nelle scorse settimane Jared Kushner, consigliere fidato e genero del presidente, ha convocato alla Casa Bianca Gary Ginsberg, vice presidente esecutivo per il marketing e la comunicazione della Time Warner (che controlla l’emittente).

Kushner avrebbe affrontato la questione anche con altri dirigenti della Warner, tra cui il presidente della Cnn internazionale Jeff Zucker. Nel mirino anche alcuni collaboratori, come Van Jones, un democratico che ha servito nell’amministrazione Obama, e Ana Navarro, una stratega repubblicana, entrambi fortemente critici verso Trump.

Il braccio di ferro avviene sullo sfondo della ventilata fusione tra Time Warner e At&T, un’operazione da 85,4 miliardi di dollari cui Trump in campagna elettorale ha detto di essere contrario. “Il nostro giornalismo non è mai stato più forte e continueremo a tenere l’amministrazione sotto pressione. Quelli sono i fatti”, ha commentato una portavoce della Cnn.

Obiettivo di Trump, secondo molti commentatori, è quello di delegittimare i media, additandoli come un “partito di opposizione”, in un momento in cui la loro credibilità è a picco. E parlare direttamente, senza mediazioni, a decine di milioni di follower usando Twitter e le reti sociali. Spesso raccontando anche menzogne: secondo il Fact-Checker del Wp, nei suoi primi 33 giorni alla Casa Bianca il neo presidente ha collezionato 132 dichiarazioni false o ingannevoli, prevalentemente su Twitter (34%). In pratica non c’è stato un giorno senza una ‘bugia’.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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