L’inflazione sale all’1%. Balzo record dei prezzi della verdura

Persone ad un mercato ortofrutticolo.
Persone ad un mercato ortofrutticolo.

ROMA. – L’Italia si lascia alle spalle la deflazione del 2016 e inizia il nuovo anno con un aumento tendenziale dei prezzi dell’1% a gennaio. I dati definitivi dell’Istat registrano un tasso di inflazione doppio rispetto a quello del mese precedente. E’ il più alto da tre anni e mezzo, a partire da agosto 2013, e porta le associazioni dei consumatori a dare l’allarme: per una famiglia media il costo della vita aumenta di 296 euro, denunciano Federconsumatori e Adusbef, e per una coppia con due figli la stangata raggiunge 380 euro, rilancia l’Unione nazionale consumatori.

Nonostante questi rincari, resta ancora lontano per l’Italia l’obiettivo della Banca centrale europea di un tasso vicino ma inferiore al 2%. Il risultato invece viene centrato dalla media degli Stati dell’Eurozona, dove l’inflazione si attesta all’1,8% a gennaio, secondo i dati Eurostat.

Tra i grandi Paesi in Germania i prezzi salgono dell’1,9%, in Francia dell’1,6% e in Spagna del 2,9%. L’Italia si classifica al 20esimo posto tra i 28 Paesi Ue, distante dallo 0,3% dell’Irlanda ma anche dal 3,1% del Belgio. Inoltre, dietro alla fiammata dei prezzi italiani ci sono fattori esterni come le quotazioni del petrolio e il maltempo, che spingono verso l’alto i prezzi dei carburanti e di frutta e verdura.

Al netto degli alimentari freschi e beni energetici, l’inflazione di fondo cala allo 0,5% dallo 0,6% di dicembre. “Gelo e neve hanno decimato le coltivazioni agricole”, è l’analisi della Coldiretti, che attribuisce l’accelerazione dei prezzi all’aumento record della verdura, +20,4%, il maggiore mai registrato dall’Istat in 20 anni di serie storiche.

Gli italiani, secondo l’associazione, sono corsi ai ripari stravolgendo le proprie abitudini alimentari per comprare meno ortofrutta e più surgelati, carne e salumi. I prezzi del ‘carrello della spesa’ con i prodotti alimentari per la cura della casa e della persona, del resto, vede aumenti più che triplicati in un solo mese, dallo 0,6% di dicembre all’1,9% di gennaio.

Le aziende guardano al ritorno dell’inflazione con timore. “Siamo moderatamente preoccupati perché la crescita in Italia è ancora troppo fragile”, confida il direttore dell’ufficio studi Confcommercio, Mariano Bella. L’aumento dei prezzi, spiega poi l’ufficio economico di Confesercenti, “porterà, se non accompagnato da un rafforzamento della crescita, alla riduzione del potere d’acquisto degli italiani”.

Queste paure sono condivise dai sindacati. Secondo il segretario della Uil Guglielmo Loy ora si pone il problema di “tutelare il potere di acquisto delle famiglie” con “scelte economiche espansive sostenute dalla flessibilità dei conti pubblici e investimenti in politiche industriali”.

(di Chiara Munafò/ANSA)

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