Brasile: Carnevale tra crisi, insicurezza e febbre gialla

RIO DE JANEIRO. – La crisi economica si abbatte per il secondo anno consecutivo sul carnevale del Brasile, in recessione dal 2015: le casse dei municipi sono vuote e molti eventi, sono stati quindi cancellati o drasticamente ridotti. Ma stavolta sulla decisione di limitare la festa hanno inciso anche almeno altri due fattori: l’insicurezza provocata dalle rivolte carcerarie scoppiate il mese scorso nel nord-est del Paese e dallo sciopero della polizia militare innescatosi nelle ultime settimane a Espirito Santo e Rio de Janeiro (che hanno costretto i due Stati a invocare l’aiuto dell’esercito per pattugliare le strade), nonché una nuova emergenza sanitaria causata dall’epidemia di febbre gialla.

Se al carnevale dell’anno scorso a fare paura era la Zika, ora l’allarme è scattato per quest’altra infezione virale, altrettanto pericolosa, propagatasi in almeno 64 città dallo scorso dicembre e che ha già causato finora 83 morti. Come per Dengue, Zika e Chikungunya, la responsabile per il contagio della febbre gialla è sempre la zanzara Aedes aegypti. Ma in questo caso esiste già un antidoto e il ministero della Salute brasiliano ha organizzato una campagna di vaccinazione di massa che ha visto la consegna di 9,9 milioni di dosi supplementari.

Ma ad attenuare il ritmo della ‘folia’, è stato soprattutto il quadro economico poco incoraggiante, con un Pil che ancora stenta a recuperare e un tasso di disoccupazione ai massimi storici (quasi 13 milioni le persone rimaste senza lavoro, secondo un rapporto divulgato dall’Istituto brasiliano di geografia e statistica).

In base a uno studio di ‘Folha de S.Paolo’, il principale quotidiano nazionale, sono almeno 37 le manifestazioni allegoriche finanziate con risorse pubbliche annullate quest’anno in 13 Stati, tra cui i tre più ricchi, San Paolo, Rio de Janeiro e Minas Gerais, oltre che Bahia, Paranà e Pernambuco, regioni in cui si concentrano le sfilate in maschera più tradizionali.

A Rio, capitale mondiale del carnevale, l’apertura della baldoria è invece accompagnata da un’insolita polemica: alcuni organizzatori dei ‘blocos de rua’ (sfilate di strada) hanno deciso di eliminare dal loro repertorio le ‘marchinhas’ (marcette) che fanno allusione al colore della pelle o all’orientamento sessuale perché giudicate offensive o discriminanti. Una scelta che, per molti, equivale alla censura.

In questo clima di controversia e provocazione è stata criticata anche l’opzione del sindaco evangelico di Rio, Marcelo Crivella, di non partecipare alle sfilate in programma nel Sambodromo carioca. Se l’assenza sarà confermata, sarà la prima volta dal 1984, quando venne inaugurata la Sapucaì disegnata da Oscar Niemeyer, che un primo cittadino dà forfait a un appuntamento così importante.

(di Leonardo Cioni/ANSA)

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