Legge elettorale: via a audizioni, nebbia e Babele delle proposte

4 marzo data voto
Italicum: cosa prevede la nuova legge elettorale Italicum

ROMA. – Non si dirada in Parlamento la nebbia che avvolge la legge elettorale: nella prima giornata di audizioni di costituzionalisti ed esperti, sono emersi suggerimenti contrastanti tra loro, ai quali si aggiungono incognite politiche, a cominciare dal congresso del Pd. E in aggiunta ci si mette il calendario della Camera, affollato di provvedimenti che sembrano allontanare la prospettiva di riuscire a portare in Aula la riforma elettorale il 27 marzo come deciso mercoledì dalla capigruppo.

Le indicazioni emerse nelle audizioni degli esperti sono state contrastanti su quasi tutti i punti: alcuni docenti hanno suggerito di tornare al proporzionale puro (Valerio Onida, Massimo Villone, Felice Besostri), ma altri hanno invitato a puntare ad un sistema maggioritario per tentare di assicurare la governabilità (Stefano Ceccanti, Giovanni Guzzetta); qualcuno ha raccomandato di toccare il meno possibile l’Italicum, mentre qualcun altro ha proposto un modello del tutto nuovo. Ed anche il ballottaggio è stato rilanciato da alcuni esperti come Andrea Morrone.

Anche sui singoli quesiti, le risposte sono state differenziate: la soglia di sbarramento deve essere del 3% per Andrea Pertici e Beniamino di Caravita, del 5% per Massimo Luciani mentre per Villone non ve ne dovrebbe essere alcuna. Stesso discorso per la soglia di attribuzione del premio: secondo alcuni è meglio non toccare il 40% (Luciani, Pertici, Francesco Marini), per altri (Ceccanti, Giovanni Guzzetta, Caravita) la si può abbassare al 38%.

Se dagli esperti non sono arrivati elementi decisivi, sul fronte politico non si intravedono passi significativi. Lo dimostra la proposta presentata da Stefano Parisi e appoggiata in Parlamento da numerosi deputati centristi: un proporzionale puro accompagnato da una riforma costituzionale con l’introduzione della sfiducia costruttiva. Servirebbe la doppia lettura delle Camere, ma i mesi della legislatura ormai sono agli sgoccioli.

Altro elemento che contrasta con la calendarizzazione in Aula della legge elettorale fra quattro settimane è “l’ingolfamento” della Commissione affari costituzionali della Camera, come ha sottolineato il presidente Andrea Mazziotti, che è anche relatore alle legge elettorale. Oltre a quest’ultima la Commissione deve approvare altri sei provvedimenti anch’essi calendarizzati in aula a marzo: tra essi l’importante decreto sicurezza, nonché la legge per il contrasto alla radicalizzazione dell’Islam.

Contro questa contraddizione, ha osservato Mazziotti, “nessuno ha sollevato obiezioni mercoledì alla Conferenza dei capigruppo” che ha deciso il calendario d’aula di marzo, compresa M5s. D’altra parte, osserva Stefano Quaranta, ex Si ora in Mdp, “è difficile pensare che vengano sciolti i nodi prima che si concluda il congresso del Pd”.

Sembra quindi profilarsi il detto manzoniano: “Adelante, con juicio”.

(Di Giovanni Innamorati/ANSA)

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