L’Istat conferma la “ripresina” dell’Italia

Un lavoratore metalmeccanico in una fabbrica di Bologna, in una immagine di archivio.
Un lavoratore metalmeccanico in una fabbrica di Bologna, in una immagine di archivio. GIORGIO BENVENUTI-ANSA -KLD
Un lavoratore metalmeccanico in una fabbrica di Bologna, in una immagine di archivio. GIORGIO BENVENUTI-ANSA -KLD

ROMA. – Di ripresa vera e propria non si può ancora parlare. Quella dell’economia italiana è piuttosto una “ripresina”. Nel quarto trimestre dell’anno, la crescita del Pil è stata dello 0,2 per cento, in lieve rallentamento rispetto al +0,3% dei tre mesi precedenti e con un aumento tendenziale rispetto al quarto trimestre del 2015 dell’1%, rivisto al ribasso rispetto al +1,1% stimato poco più di due settimane fa.

Il dato più positivo sta forse nella crescita annuale ‘corretta’, quella che tiene cioè conto dell’effetto sull’economia del numero di giorni lavorativi. Il Pil 2016 è aumentato in questo caso dell’1% (contro il +0,9% grezzo comunicato solo due giorni fa). Per il Tesoro si tratta di un buon risultato, che non soddisfa ancora in pieno ma che, fanno notare da Via XX Settembre, raggiunge comunque finalmente la cifra tonda.

Il problema è che, nonostante il segno più dell’ultimo biennio, secondo le rilevazioni dell’Istat, il livello del Pil italiano è stato nel 2016 “ancora inferiore di oltre il 7% rispetto al picco di inizio 2008”, prima cioè dell’inizio della grande crisi.

Come comunicato dall’Istituto di statistica il primo marzo, lo scorso anno l’economia si riportata appena sopra i livelli di produzione del 2000. Come se in pratica si fossero persi 16 anni, caso unico tra i big europei. Lo stesso Istat segnala infatti che rispetto agli anni precrisi in Spagna il recupero è ormai quasi completo, mentre in Francia e Germania, Paesi che già nel 2011 erano tornati ai livelli pre-2008, i progressi sono rispettivamente di oltre il 4% e di quasi l’8%.

Dopo il sostanziale buon andamento dei mesi estivi, l’ultimo trimestre del 2016 è stato un po’ inferiore alle aspettative rallentando il ritmo dell’intero anno soprattutto per la frenata dell’agricoltura. Il valore aggiunto del settore è crollato del 3,7%, a causa secondo la Coldiretti della deflazione nei campi, contro la variazione nulla nei servizi e il buon andamento dell’industria (+0,8%).

“Il sistema industriale comincia a reagire e gli effetti si vedono”, commenta non a caso il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, anche se “è chiaro che da qui a ritornare ai livelli del 2008 abbiamo ancora tanta strada da fare. Siamo ancora in una fase di transizione e la situazione – afferma il leader degli industriali – è ancora quasi emergenziale”.

A vedere il bicchiere mezzo pieno è invece Matteo Renzi: “abbiamo preso un Paese che stava al -2% – rivendica l’ex premier – e lo lasciamo col segno più davanti, finalmente. Naturalmente – ammette anche lui – c’è ancora molto da fare”. Le prossime mosse del governo arriveranno ad aprile, con il Def e con la manovra correttiva. Da lì si capiranno le intenzioni per i prossimi mesi e le linee guida di intervento anche per la manovra 2018.

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