La competitività sale, ma la crisi brucia 194mila aziende

Una azienda semideserta.
Una azienda semideserta.(ANSA)

ROMA. – Le esportazioni italiane crescono più di quelle di Francia e Germania nel 2016 e l’industria nazionale è la prima, tra i grandi paesi europei, per crescita del valore aggiunto nell’ultimo biennio, con un aumento quasi del 5%. L’Istat indica che le imprese sopravvissute alla recessione mostrano un “chiaro recupero di competitività”, nonostante il ritmo di crescita “modesto” dell’Italia, che ancora deve riconquistare oltre il 7% del Pil per tornare al livello del 2008.

Il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi, presentato a Roma, illustra come “un’onerosa svalutazione interna”, con una stretta sui prezzi e sui salari, e gli interventi sul costo del lavoro, a partire dalla decontribuzione, hanno consentito un “sostanziale” miglioramento della competitività di prezzo del made in Italy.

Il costo del lavoro è diminuito dell’1,3% tra il terzo trimestre del 2014 e lo stesso periodo del 2016, mentre in Francia cresceva del 2,6% e in Germania del 5,2%. Questo ha contribuito a una crescita dell’export superiore alla media mondiale negli ultimi due anni, anche se l’Italia rimane un paese complessivamente poco internazionalizzato a confronto con le altre maggiori economie Ue.

Inoltre la lunga fase recessiva, tra il 2011 e il 2014, ha distrutto 194 mila aziende e 800 mila posti di lavoro, il 5% del totale. Le costruzioni sono il settore che ha sofferto di più con la perdita del 10% delle imprese e del 20% degli addetti.

Il bilancio è stato meno pesante nell’industria (-7,2% imprese, -6,8% addetti) e nei servizi di mercato (-4,7% e -3,3%), mentre i servizi alla persona sono stati l’unico comparto con una crescita di aziende (+5,3%) e addetti.

La durezza della recessione ha portato a una selezione tra le imprese, facendo crescere la produttività totale dei fattori nell’industria, aumentando la quota di aziende “in salute” sotto i profili di redditività, solidità e liquidità rispetto a quelle “fragili” (che pure contano per il 47% del valore aggiunto nel 2014).

Ha mostrato poi che solo chi esportava riusciva a crescere: “esportare è rimasta quindi una condizione necessaria, ma non sufficiente, per una performance positiva”, osserva l’Istat.

Per il 2016, da un’indagine qualitativa sulle imprese della manifattura e dei servizi, emergono “segnali di ripresa diffusi nel sistema produttivo”, con i fatturati in aumento soprattutto nei settori industriali a maggiore intensità tecnologica e l’occupazione in crescita, anche se esclusivamente per il personale più qualificato.

“La ripresa c’è, la crescita del Pil nel 2016 è la più alta dal 2010. Usciamo con una parte del sistema produttivo fuori dalla seconda recessione”, afferma il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, che cita la performance positiva dell’industria e, in misura minore, dei servizi.

(d Chiara Munafò/ANSA)

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