Gli Usa schierano sistema antimissile in Sud Corea, l’ira della Cina

NEW YORK. – Basta provocazioni. Donald Trump si scaglia contro il regime di Pyongyang, dopo l’ennesimo lancio di quattro missili nelle acque al largo delle coste del Giappone, e ordina di iniziare il dispiegamento in Corea del Sud del ‘Thaad’, il sofisticato e controverso sistema antimissili che fa infuriare la Cina. E la reazione di quest’ultima non si è fatta attendere: così la Casa Bianca dà il via a una nuova corsa agli armamenti atomici nella regione.

Clima rovente dunque sull’asse Washington-Pechino e nell’area del sudest asiatico, sempre più sull’orlo di una crisi per la minaccia rappresentata dalla Corea del Nord e dal suo programma nucleare. Con il presidente americano che definisce il regime di Kim Jong-un “una seria minaccia”, perpetrata con continue violazioni delle varie risoluzioni dell’Onu.

Del resto il messaggio di Pyongyang dopo il lancio simultaneo di quattro missili è stato chiaro: l’ultimo esperimento è un’esercitazione per colpire le basi americane in Giappone. Una sfida che Trump – fin dalla campagna elettorale fautore di un riarmo anche di Giappone e Corea del Sud – non può subire. E dopo una dura presa di posizione insieme ai leader giapponese e sudcoreano, in cui si parla di “conseguenze serie”, il presidente Usa ha deciso di passare dalle parole ai fatti.

L’indicazione allo Us Command è di cominciare a spostare e sistemare sul suolo della Corea del Sud i radar e tutti gli altri componenti del Thaad (Terminal High Altitude Area Defense), il sistema di scudo in grado di colpire missili balistici a medio e corto raggio. Una mossa senza precedenti con cui la Casa Bianca vuole imprimere una svolta nell’approccio alla questione nordcoreana.

I primi due lanciatori del sistema Thaad sarebbero già arrivati alla base Usa di Osan, alle porte di Seul, per essere poi trasferiti al sito di Seonjiu, in un campo da golf nel sudovest del Paese.

“Reagiremo”, ha affermato un portavoce del ministero degli esteri di Pechino, ribadendo come la Cina “si oppone fermamente al sistema antimissile americano” e prenderà “tutte le misure necessarie per salvaguardare la propria sicurezza”. Quindi l’invito alla Casa Bianca a non imboccare “la strada sbagliata”: “Altrimenti – è il monito del governo cinese – tutte le conseguenze ricadranno su Stati Uniti e Corea del Sud”.

Ma Trump sembra deciso a tirare avanti per la sua strada. E’ stato Barack Obama a metterlo in guardia poco prima del suo insediamento sul fatto che Pyongyang rappresenta al momento la minaccia più grande per la sicurezza degli Stati Uniti. Anche perché l’ipotesi che la Corea del Nord possa realizzare missili intercontinentali non sembra più così peregrina.

E sulla scrivania dello Studio Ovale – ha riportato giorni fa il New York Times – ci sono già diverse opzioni messe a punto dal Pentagono: compresa quella estrema di “raid aerei preventivi” in territorio nordcoreano, per colpire i siti sospetti. Un’ipotesi quest’ultima che rischierebbe però di scatenare una guerra nella regione.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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