Manovra: risorse anche da tabacchi, fino 200 milioni da accise

ROMA. – Un ritocco delle accise sulle sigarette, sulla scia di quanto previsto dalla delega fiscale, che porterebbe nelle casse dello Stato circa 200 milioni di euro. Una cifra non enorme, ma comunque utile per raggiungere i 3,4 miliardi richiesti dalla manovra correttiva e che peserebbe sulle tasche dei fumatori per un massimo di 10-20 centesimi a pacchetto.

Alle prese con le molteplici ipotesi di intervento sul tavolo, il governo starebbe pensando ad un “aggiustamento” della fiscalità sui tabacchi, agendo nei limiti previsti dal decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale. In base a quanto previsto dal dlgs del 2014, ogni anno il Mef può infatti intervenire sulla tassazione del settore con dei tetti massimi fissati in 5 euro al kg per l’onere fiscale minimo e in 0,5 punti percentuali per l’accisa proporzionale al prezzo di vendita (oggi al 58,7%).

La complicata tassazione sui tabacchi prevede infatti un doppio binario (Iva e accise) che si scinde ulteriormente a livello di accisa. Fino ad una certa fascia di prezzo, pari a 4,4 euro al pacchetto, l’imposta è fissa e pagata al chilogrammo di prodotto. Si tratta dell’onere fiscale minimo – o flat tax – oggi pari a 170,54 euro al chilo. Sopra i 4,4 euro, invece, l’imposta non è più fissa ma proporzionale al prezzo di vendita. Anche in questo caso la struttura fiscale è particolarmente complessa, ma il totale dell’accisa è oggi al 58,7%.

In questo quadro, l’ipotesi allo studio sarebbe quella di agire per il massimo consentito sulla flat tax, aumentandola cioè di 5 euro al chilo, e di ritoccare invece solo parzialmente la componente variabile, non quindi di 0,5 punti ma di una percentuale inferiore. In questo modo, l’Italia, praticamente unica nel suo genere per la storia ereditata dai Monopoli di Stato, comincerebbe a riavvicinarsi ai livelli Ue, dove l’imposta per unità di prodotto è in media più alta e l’aliquota proporzionale molto più bassa.

Il governo potrebbe incassare di più e tenterebbe allo stesso tempo di riequilibrare il mercato, oggetto da un paio d’anni di una spietata guerra al ribasso che ha portato ad una netta divaricazione di fasce di prezzo. Nelle intenzioni del Mef c’è però chi non vede un intervento ragionevole, anzi.

Secondo Marco Spallone, vicedirettore del Centro Studi Casmef-Luiss, la misura “rischia di distorcere la concorrenza. Se l’obiettivo è quello di garantire il gettito per l’Erario, particolare attenzione va posta al tema della sostenibilità nel medio/lungo termine del mercato, di cui ovviamente il gettito – sottolinea il professore – è conseguenza. È necessario, cioè, che qualsiasi aggravio di fiscalità impatti su tutte le classi di prezzo in maniera equa e neutrale, in modo da non creare distorsioni della libera dinamica concorrenziale tra gli operatori”.

Dai tabacchi arriverebbe comunque solo una piccola parte delle risorse necessarie alla manovra. Uno degli altri capitoli interessati è quello dei giochi, su cui però il sottosegretario competente, Pier Paolo Baretta, in audizione in Senato, ancora non si sbilancia. Lo scorso anno la tassazione è già aumentata, tanto che le entrate del settore sono ammontate a 10,5 miliardi. Prima di un accordo generale con gli enti locali sul riordino del settore, atteso nelle prossime settimane, sarà del resto difficile mettere a punto un intervento.

Lascia un commento