Mattarella: “Serve convincimento e concordia tra le istituzioni”

Mattarella con la Presidente della Camera, Laura Boldrini, e l'allora Presidente Vicaria del Senato, Valeria Fedeli in occasione della cerimonia di giuramento ------------------------------------------------------------------------
Mattarella con la Presidente della Camera, Laura Boldrini, e l’allora Presidente Vicaria del Senato, Valeria Fedeli in occasione della cerimonia di giuramento
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ROMA. – Dopo le sciabolate referendarie, ora tacciano le armi. Si passi dalla logica delle contrapposizioni cristallizzate al dialogo, dagli strappi da colpi di fiducia alla fase del “convincimento” reciproco, della concordia tra le istituzioni. Sergio Mattarella inserisce un solo passaggio politico nel suo intervento in occasione della Giornata internazionale della donna, ma non è casuale. Sintetizza buona parte delle sue riflessioni di queste settimane e riverbera le personali preoccupazioni per il futuro prossimo.

“Di pace abbiamo bisogno anche nelle nostre strade, nei nostri quartieri, nelle nostre scuole, persino nelle nostre istituzioni”, sottolinea il presidente della Repubblica nel suo discorso al Quirinale dedicato al ruolo delle donne per la pace. Ma se la conflittualità delle forze politiche è sempre stata letta come fisiologica in alcuni passaggi politici questa non può essere permanente.

L’orizzonte si allunga verso la fine naturale della legislatura e il Colle vuole evitare che si perdano di vista due concetti. Il primo è non dimenticare che il Governo Gentiloni è in carica, ha una solida maggioranza e ora deve accelerare. Tra economia e scadenze internazionali non ci si può rilassare: è la naturale prosecuzione di quello di Matteo Renzi e il percorso riformatore deve essere portato avanti.

Si potrebbero quasi usare le parole del potente ministro dell’economia tedesco Wolfgang Schaeuble – “la strada delle riforme di Matteo Renzi e portata avanti da Gentiloni è quella giusta” – per far capire quali e quante siano le attese esterne sulle mosse del nostro Paese. Il secondo riguarda l’armonizzazione delle due leggi elettorali costruite dalla Consulta, sulla cui indispensabilità Mattarella si è espresso con estrema chiarezza nel momento dell’incarico a Paolo Gentiloni. Caricando le forze politiche di un dovere ineludibile.

Il presidente della Repubblica, sia chiaro, non sarà mai “attore” nel lavoro di preparazione di una nuova legge elettorale, non esprime preferenze personali per un sistema o per l’altro ma certamente vigila affinchè sia garantita omogeneità tra il voto per la Camera e quello per il Senato. Condizione questa ineludibile per la futura governabilità dell’Italia.

Sulla politica estera poi la sintonia tra Mattarella e Gentiloni è totale. Così come la consapevolezza che in questi mesi si stia giocando una partita decisiva per la tenuta dell’Unione europea. E, in prospettiva, una sfida altrettanto fondamentale, tra vittoria o sconfitta di populismi e nazionalismi protezionisti.

Per questo al Quirinale nella consueta colazione che precede i Consigli europei Mattarella ha ricevuto mezzo Governo. E l’attenzione si è concentrata sulle celebrazioni del trattato di Roma che il 25 marzo riuniranno nella capitale i leader dei 27.

Deve essere “un’occasione importante di rilancio dell’Unione”, è il mantra dell’iniziativa. Che si preannuncia complessa alla ricerca di un documento da sottoscrivere a 27 che dovrebbe anche impostare un’Europa a due velocità che non a tutti piace. Ecco perchè l’Italia deve essere stabile e decisa, propositiva come tocca a uno dei Paesi fondatori della Ue.

Bisogna quindi dare segnali esterni di movimento interno, per dimostrare in patria e all’estero che il sistema-Italia non è bloccato. Questo è il presente, propedeutico per il futuro prossimo. Cioè il 2018 quando, salvo sorprese, nascerà una nuova legislatura. E un presidente della Repubblica certo non vuole vederla nascere già morta.

Per questo sulla legge elettorale il Quirinale non scherza: non si puo’ decidere la rotta del Paese sulla base di due sentenze della Consulta, organo non legiferante. Il perdurare dell’ingovernabilità sarebbe una catastrofe.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)

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