Salari reali in calo dal 2009. Sindacati, ora contratti

ROMA. – In Italia oggi i salari reali sono più bassi rispetto al 2009, anno nel quale si sono cominciati a sentire gli effetti della crisi economica: il dato è contenuto in una ricerca della Ces, la confederazione europea dei sindacati, secondo la quale le retribuzioni nel nostro Paese hanno perso in media tra il 2009 e il 2016 lo 0,3% ogni anno. Nel complesso quindi la perdita del potere d’acquisto supera il 2% con differenze notevoli tra i settori. Nel periodo infatti si è assistito al blocco dei rinnovi dei contratti dei dipendenti pubblici per circa tre milioni di persone.

Nell’Ue sono sette in Paesi che fanno i conti con salari reali in calo nel periodo (il Paese con il risultato peggiore è la Grecia con un calo medio dei salari del 3,1% l’anno) mentre 18 Paesi segnalano aumenti ma comunque inferiori a quelli registrati nel periodo 2001-2008. In tre Paesi invece si è registrato un andamento migliore nel 2009-2016 rispetto a quello del periodo 2001-2008 (Germania, Polonia e Bulgaria).

La ricerca sottolinea come i dati del 2016 sui salari reali siano in miglioramento per la maggioranza dei Paesi mentre l’Italia, la Francia e la Grecia segnalano ancora dati “stagnanti”. In Italia nel 2016 la variazione dei salari reali è stata nulla mentre si è ancora ridotta la produttività per ora lavorata (-0,53%).

“Non è una novità di oggi – ha detto il numero uno della Cgil, Susanna Camusso – – è da tanto che diciamo che si sta facendo in Italia una politica sui salari come se ci fosse l’inflazione invece che la deflazione. I salari sono diminuiti. I contratti pubblici non si rinnovano da otto anni e si continua ad avere una pressione alla riduzione dei salari e del costo del lavoro invece di avere una politica espansiva e di investimenti”.

“I dati della Ces sull’andamento dei salari reali in Europa – ha sottolineato la leader Cisl, Annamaria Furlan – sono l’ulteriore conferma che occorre riscrivere lo statuto economico ed archiviare la linea del rigore del fiscal compact con un patto forte per rilanciare le politiche della crescita in Europa, gli investimenti pubblici e soprattutto con una migliore redistribuzione del reddito. E’ evidente che il dato del nostro paese risente anche del blocco dei contratti dei dipendenti pubblici che bisogna al più presto rinnovare”.

“Per troppi anni – ha precisato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo – siamo rimasti fermi al palo: una buona parte dei contratti è stata rinnovata da poco grazie solo alla nostra determinazione. Bisogna puntare sul rinnovo di quei contratti che sono ancora sospesi e sulla produttività. Inoltre, è arrivato il momento di agire sulla leva fiscale con soluzioni incisive e strutturali: fino a quando i lavoratori pagheranno tasse troppo alte, i salari non cresceranno e l’economia non ripartirà”.

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