Papa: “La tragedia dei migranti è la più grande dalla guerra mondiale”

CITTA’ DEL VATICANO. – Quella dei rifugiati e dei migranti è la tragedia più grande dopo quella della Seconda guerra mondiale”. Lo ha detto Papa Francesco salutando in Vaticano i partecipanti all’incontro per direttori ‘Migrantes’ e incoraggiandoli “a proseguire nell’impegno per l’accoglienza e e l’ospitalità dei profughi e dei rifugiati, favorendo la loro integrazione, tenendo conto dei diritti e dei doveri reciproci per chi accoglie e chi è accolto”.

L’invito a “non dimenticare” la tragedia dei migranti è stato fatto da Bergoglio a braccio, dopo aver letto il saluto e l’incoraggiamento ai direttori di “Migrantes”, l’organizzazione a cui è affidato il coordinamento della accoglienza da parte della Chiesa ai rifugiati.

L’inserto a braccio è particolarmente significativo, alla luce della situazione in Libia, dell’accordo sui migranti raggiunto nel vertice europeo di lunedì scorso, con la decisione della Germania di accogliere 500 migranti al mese, ma soprattutto mentre si avvicina la commemorazione dei 60 anni dei Trattati di Roma che istituirono la Ue.

I partecipanti alla commemorazione del 25 marzo, saranno ricevuti da papa Francesco il 24 marzo. Nel corso dell’udienza, Papa Francesco aveva ricordato che “Dio è perseverante nell’amore per noi, non si stanca di amarci, no, è perseverante, sempre ci ama” “ci consola, anche non si stanca di consolarci”.

In questa prospettiva il Pontefice ha spiegato il fatto che San Paolo usi l’espressione “noi siamo forti”. “Se noi stiamo vicini al Signore – ha commentato – avremo quella fortezza per essere vicini ai più deboli ai più bisognosi e consolare loro e dare forza a loro”, di essere “consolatori e seminatori di speranza”.

“Il frutto di questo stile di vita – ha rimarcato – non è una comunità in cui alcuni sono di ‘serie A’, cioè i forti, e altri di ‘serie B’, cioè i deboli”. “La Parola di Dio – ha rimarcato il Pontefice – alimenta una speranza che si traduce concretamente in condivisione, in servizio reciproco. Perché anche chi è ‘forte’, fra virgolette, si trova prima o poi a sperimentare la fragilità e ad avere bisogno del conforto degli altri; e viceversa nella debolezza si può sempre offrire un sorriso o una mano al fratello in difficoltà”.

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